C’è sempre stato un grande mistero riguardo le modalità di riproduzione dei giganteschi rettili che vissero sulla Terra 65 milioni di anni fa. Adesso però sembrano esserci delle ipotesi credibili spiegate in un lungo articolo della BBC
Se fino a oggi sapevamo poco o nulla della vita sessuale dei dinosauri, adesso grazie a una ricerca della BBC è possibile conoscere molto di più. Si tratta di una scoperta del valore inestimabile, soprattutto considerando che molti ricercatori ancora oggi non riescono nemmeno a determinare se si tratti di un esemplare maschio o femmina quando vengono rinvenuti i resti incompleti che emergono dal terreno. Va da sé che sia complicato sapere con esattezza quali siano i loro genitali.
Il professore di paleontologia, Jakob Vinther, invece, ha detto alla BBC la sua ipotesi su come funzionasse la loro fase riproduttiva. Lo ha fatto partendo dalla posizione in cui sono state ritrovate altre creature preistoriche nell’area di un ex lago in Germania, la fossa di Messel, la cui morte è stata probabilmente causata da un’improvvisa catastrofe naturale. Soprattutto nel caso delle tartarughe d’acqua dolce, è stato osservato che i due animali giacevano a testa in giù l’uno rispetto all’altro e la coda del maschio era avvolta attorno alla femmina. Ecco, molti resti di dinosauri avevano presentato esattamente questo stesso posizionamento.
La riproduzione dei dinosauri
A Liaoning, in Cina, ad esempio, sono stati trovati i resti di due tirannosauri con la coda avvolta l’una intorno all’altra e giacenti in una posizione simile quando sono morti. Inoltre, c’è stato anche il ritrovamento di uno “psittacosaurus” trovato in Cina, che è rimasto in condizioni insolitamente buone, e su quei resti sono stati in grado di identificare la posizione dell’organo genitale dell’animale. Si tratterebbe di un unico orifizio multiuso (comune in tutti i vertebrati terrestri eccetto i mammiferi), attraverso il quale defecano, urinano, fanno sesso e partoriscono: “Nell’unico orifizio – spiega Jakob Vinther – dello psittacosaurus, sotto la sua coda c’è molto pigmento. Ora possiamo ricostruire la morfologia dell’orifizio e mostrare che aveva due specie di labbra che si allargavano a ‘V’. E all’esterno, c’erano i pigmenti. Ma la cosa interessante è che non è intorno all’apertura per proteggersi dai microbi, ma per praticare l’arte della seduzione“. Secondo il professore, tenendo conto di tutto questo, ci sono due possibili opzioni per come i dinosauri si accoppiavano. La prima è quella definita “cloacal beaks”, una riproduzione praticata anche dagli uccelli oggi e che presuppone che il maschio abbia genitali simili alla femmina. L’altra opzione è che il maschio avesse un organo simile a un pene (come, ad esempio, ha uno dei parenti relativamente stretti dei dinosauri, il coccodrillo, ancora in vita) e che quindi il menzionato psittacosaurus fosse una femmina. In entrambi i casi si può anche supporre che specie di dinosauri (o almeno alcune di esse) usassero la posizione vista nelle tartarughe d’acqua dolce e nei tirannosauri per l’accoppiamento.