La pianta acquatica sta proliferando in Messico, determinando migliaia di disdette nel più importante distretto balneare del paese
L’alga che prolifera proprio nel Mar dei Sargassi è arrivata fino sulle coste del Messico, in particolare la spettacolare sulla Riviera Maya, portando con se un mare color marrone e un odore nauseabondo. Ora la paura degli ambientalisti è che questo grave problema possa arrivare a toccare le coste di altri continenti.
Questi cumuli maleodoranti di sargasso, comparsi soprattutto nelle popolari località balneari di Cancun, Playa del Carmen e Tulum, stanno mettendo a dura prova l’economia del Paese incentrata sul turismo balneare.
Era già comparso nel 2019, poi la pandemia e il lockdown del 2020 aveva fermato la raccolta dati, e il sargasso aveva già completamente rovinato la stagione turistica di Cancún e di altre località famose dello Yucatàn, dato che era arrivata a coprire una fascia di mare che in certi punti era anche più larga di 100 metri. Nel Mar dei Caraibi i satelliti mostravano un’isola galleggiante di oltre 2000 km quadrati! Un odore nauseabondo di uovo marcio, una macchia marrone in mezzo al mare caraibico e le spiagge out of limits per le migliaia di turisti che ogni anno si recano in Messico per una meriata vacanza.
Questo è quello che si vede e soprattutto si sente sulle spiagge della Riviera Maya, uno dei posti più frequentati dai turisti di tutto il mondo. Il problema delle alghe, a parere degli esperti, non è altro che un chiaro segnale del surriscaldamento globale. Il fenomeno preoccupa a tal punto che è stato messo in piedi un osservatorio per monitorare la situazione e fare previsioni su quante alghe sarebbero presenti o in arrivo sulle varie spiagge del Quintana Roo, lo stato del Messico posto sul lato orientale della punta dello Yucatàn, con le informazioni diffuse via Internet in tempo quasi reale.
Un problema che potrebbe diventare globale
Se il sargasso è arrivato sulla Costa Maya negli ultimi anni ed è qui un fenomeno monitorato, a sorpresa ha colpito anche la Florida. La situazione è così grave che in certi periodi le barche non possono uscire dai porti e le tartarughe non raggiungono la spiaggia per deporre le uova, e quando ci riescono, i pochi piccoli che nascono non riescono a entrare in acqua per iniziare il proprio viaggio. In più da non sottovalutare gli effetti collaterali nocivi per l’ambiente: l’alga infatti, depositandosi sul fondale, può soffocare il corallo tipico delle coste caraibiche. Le isole galleggianti di sargasso contribuiscono sì alla salute dell’Oceano Atlantico, ospitando altre piante che producono ossigeno tramite la fotosintesi e costituiscono un habitat per crostacei, pesci e uccelli, ma un loro eccessivo accumulo vicino alla costa può determinare squilibri al momento imprevedibili e le correnti oceaniche spingono le alghe fuori dai Caraibi, dove possono trovare un altro ambiente in cui possono moltiplicarsi. Secondo gli esperti è improbabile che questo ciclo si fermi presto.