Lo studio effettuato dall’Ispra tra 2020 e 2021 ha visto l’avvistamento di 143 esemplari, una forte presenza in Appennino ma anche vicino Roma
Una notizia confortante. Di quelle che ti rasserenano un po’, anche se trovarsi davanti un lupo non è che sia proprio di gran conforto. Ma i lupi sono tornati e soprattutto ripopolati. A dirlo, il monitoraggio realizzato tra 2020 e 2021 dall’Ispra, da cui si stima siano presenti nel paese 3300 esemplari, su un’estensione di 108mila chilometri. Ad aiutare, la rinaturalizzazione di ampie aree, le leggi per proteggere la specie e un’accettazione culturale dei lupi.
Nel Lazio sono interessate soprattutto le zone interne, come Antrodoco nel reatino e Selva del Lamone, nel viterbese, ma questi canidi vivono anche intorno a Roma e nelle zone costiere. Ad oggi, almeno in queste zone, si contano circa 1500 esemplari distribuiti tra l’arco alpino e quello appenninico. Nel Lazio ne troviamo tracce ai Castelli Romani, lungo il litorale, in parte della Tuscia e, dallo scorso anno, anche nel Parco di Veio con un gruppo di poche ma significative unità.
Il Parco di Veio, a due passi dalla Capitale, la zona più popolata
La vita del lupo è fortemente legata alla dimensione del branco: da febbraio a marzo, il maschio e la femmina dominante si accoppiano dando alla luce 3-4 cuccioli, dopo 60 giorni circa. I cuccioli della coppia dominante vengono cresciuti in collaborazione con le altre femmine del branco. Se la femmina dominante scompare, le altre femmine entrano in “gravidanza isterica” per garantire l’allattamento di questi cuccioli.
I cuccioli rimangono nel branco fino alla maturità sessuale e, se non acquisiscono la posizione dominante, si allontanano alla ricerca di nuovi territori alla ricerca di nuove prede contribuendo all’autoregolazione della popolazione. Per questo non dobbiamo temere che questa specie aumenti come è successo per il cinghiale che, invece, è un animale erbivoro/onnivoro e rappresenta nella nostra zona la preda principale del lupo.