Sabbadini: “Il Pil cresce meno? Ecco perché”

Linda Laura Sabbadini, responsabile del Rapporto Istat 2022, a ‘La Stampa’: “Il Pil cresce meno. E c’è un motivo ben preciso”.

Lunga intervista a La Stampa per Linda Laura Sabbadini, responsabile del Rapporto Istat 2022. La direttrice di uno dei Dipartimenti dell’Istituto statistico si è soffermata principalmente sulla mancata crescita del Pil nel nostro Paese.

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Sabbadini a ‘La Stampa’ sull’occupazione femminile in Italia © Ansa

Il problema è strutturale e viene da lontano – ha sottolineato Sabbadini – e che non è mai stato affrontato nelle politiche come priorità. Purtroppo senza donne al lavoro la crescita è inferiore e soprattutto ci lascia arretrati culturalmente sugli stereotipi, innestando nuovi ostacoli allo sviluppo della libertà femminile“.

Dopo il crollo, l’occupazione femminile è ripartita più velocemente – ha aggiunto – ma con forme precarie. E questo protrarsi di un basso tasso di occupazione femminile si riflette anche all’interno delle coppie. E’ molto raro avere una famiglia dove entrambi i componenti lavorano“.

Sabbadini: “Al Sud il tasso di occupazione femminile è ancora più basso”

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Sabbadini sulla differenza tra Nord e Sud © Ansa

La stessa Sabbadini ha ricordato come “la mancata valorizzazione del lavoro femminile pone problemi di crescita e di produttività. Per quanto riguarda il primo punto, la Banca d’Italia ha ricordato che con un tasso al 60% avremmo una crescita del Pil di sette punti“.

Una situazione molto più critica si registra al Sud. “Il problema riguarda più il Meridione – ha confermato la responsabile del rapporto Istat – lì il tasso di occupazione femminile arriva a un terzo delle donne. Ma la situazione al Nord non è migliore visto che Lombardia e Veneto non hanno raggiunto quel 60% prefissato come obiettivo europeo nel 2010“.

E sulle misure da prendere la Sabbadini ha le idee molto chiare: “Ci si dà una priorità seria, ci si investe e si ottengono risultati. Si è mai fatto per la parità di genere? Mai. Si è investito massicciamente per lo sviluppo femminile? No. In altri Paesi si sono mossi prima per alleviare il carico di cura sulle spalle delle donne attraverso investimenti nelle infrastrutture sociali, nel welfare di prossimità a misura di persona. Noi con il Pnrr abbiamo fatto i primi passi, ma ora deve arrivare la svolta“.

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