I motivi sono diversi ma tra i principali è lo stato di degrado in cui è lasciata la capitale da anni, soprattutto nelle periferie
Ora basta. I romani non ne possono più. L’estate non è ancora entrata nel vivo del tutto, ma la Capitale è già in ginocchio per i tanti, troppi incendi che si stanno scatenando da tre-quattro settimane a questa parte. Il numero di incendi quotidiani che affliggono la Capitale raggiunge quelli di un vero e proprio bollettino di guerra. La città è completamente invasa dai fumi residui di incendi boschivi, nonché di sterpaglie, che a più riprese scoppiano nei vari quadranti di Roma. Come l’incendio nel centro autodemolizioni in zona Roma Centocelle.
Il Vigili del Fuoco e Dottore in Psicologia Massimo Benedetti spiega nel suo dettagliato resoconto: “Sappiamo dalla chimica del fuoco che per far sì che un incendio abbia ad originarsi, occorrono tre elementi fondamentali (triangolo del fuoco), un combustibile, un comburente e un innesco. Quando si parla di combustibile si fa riferimento a tutto ciò che in natura può incendiarsi. Ma per avere una fiamma ci deve essere un comburente specifico che è l’ossigeno dell’aria. Tuttavia queste due dimensioni sono solitamente presenti in tutti i contesti ambientali”.
Per Massimo Benedetti una vera battaglia, la sua. E spiega nel suo resoconto: “Quello che serve per dar vita ad un incendio è il cosiddetto innesco: la scintilla, il mozzicone di sigaretta, il pezzettino di diavolina o anche quella particolare, quanto rara condizione naturale definita come autocombustione”. In un territorio particolarmente antropizzato, quasi saccheggiato e per nulla manutenuto e in una condizione stagionale di caldo estremo come quella che stiamo vivendo, la miscela diviene altamente esplosiva.
Non potendo credere alla teoria di una concentrazione esclusivamente condensata nella Capitale, il nesso causa-effetto deve obbligatoriamente spostarsi anche fuori dai confini della prospettiva patologica. È qui che torna prepotente il terreno fertile offerto dalle altre due condizioni della chimica del fuoco. Diviene determinante l’abbandono al quale è soggetto il territorio romano, sia nelle aree periferiche che in quelle più centrali.