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Cronaca

Vietato negare lo smartphone ai figli: si rischia una denuncia

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Marco Ercole

Il caso di una mamma di Lecco rischia di fare scuola: aveva deciso di togliere i dispositivi alla figlia perché buttava intere giornate davanti a questi. L’intervento dell’ex marito però ha portato la questione nelle aule di tribunale

“Basta, adesso ti tolgo lo smartphone”. È una delle punizioni più comuni in assoluto nei rapporti tra genitori e figli, quella in cui viene sequestrato per un periodo l’oggetto fonte di distrazione al fine di mandare un messaggio educativo e di crescita. A partire da adesso, però, questa tecnica rischia di dover scomparire. C’è infatti una sentenza pronunciata a Lecco che probabilmente farà scuola e metterà in discussione questa facoltà di padri e madri nei confronti dei loro pargoli.

I genitori potrebbero perdere la facoltà di vietare gli smartphone ai propri figli (Ansa)

A raccontarla è il quotidiano “Il Giorno” e la protagonista è la mamma di una ragazza che passava intere giornate davanti a telefono e tablet. Per questo motivo ha scelto un’opzione drastica, eliminando la connessione a internet e sequestrando i due dispositivi alla figlia. La donna di 50 anni, però, è stata successivamente querelata per questo dall’ex marito e adesso dovrà svolgere 180 ore di lavori socialmente utili in un Comune brianzolo.

Gli strascichi legali

Smartphone, una madre costretta a lavori socialmente utili dopo aver negato smartphone e tablet alla figlia (Ansa)

L’episodio in questione risale al dicembre 2018 e dopo la scelta della madre di punire la figlia in quel modo era nata inevitabilmente una discussione: la giovane, all’epoca minorenne, si era successivamente presentata al Pronto Soccorso di Lecco con alcune contusioni e sono state proprio queste a spingere il padre ad adire le vie legali. Durante il processo non è stato trovato un accordo tra le parti, il papà della ragazza non ha mai accettato di ritirare la sua querela e così alla fine si è deciso per la “messa alla prova”, con lo svolgimento di servizi di pubblica utilità, che la donna ha spiegato di aver accettato solo per evitare che la figlia fosse chiamata a testimoniare contro i suoi genitori. C’è da aggiungere, inoltre, che prima di finire in aula la donna aveva anche già risarcito la figlia e l’ex marito.

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Marco Ercole