Un mal costume che sta coinvolgendo tante persone e che mette in pericolo tante altre di buona fede che vorrebbero usufruire di questa possibilità
Non c’è niente da fare. Più ci sono agevolazioni per poter mettere a posto alcune cose con l’aiuto dello Stato, più ci sono persone che ne approfittano mettendo in grave crisi e difficoltà chi vorrebbe usare queste agevolazioni in modo sano e legale. Dal cittadino che vorrebbe mettere a posto la propria casa o all’imprenditore che cerca di lavorare in modo intelligente e costruttivo. Orami sono tanti i casi di cronaca e fatti verificatisi in tutta Italia ma, purtroppo, soprattutto al sud, fanno capire per quale motivo il governo Draghi è stato costretto ad abolire la misura che prevedeva il finanziamento per le ristrutturazioni edilizie attraverso vari canali di intervento. Per intenderci, con quello strumento legislativo che tutti abbiamo imparato a conoscere come Superbonus 110%.
Lo schema, così come abbiamo sommariamente già scritto nei giorni scorsi, era il seguente: attraverso l’istituto del Superbonus 110%, costituito dal decreto Rilancio del 2020, centinaia di soggetti erano riusciti a vantare crediti con lo Stato per il valore di 772 milioni di euro, giusto per dire, che noi i tempi della liretta li abbiamo vissuta, quasi 1.500 miliardi di vecchie lire, che fino all’inizio degli anni Ottanta era una cifra che, se non inglobava una legge Finanziaria, si configurava sicuramente come quella utilizzata per un assettamento, per una correzione dei conti, così come questi erano stati previsti in Finanziaria che, immancabilmente, si verificava tra giugno e settembre, assumendo il famigerato nomignolo di manovrina.
I crediti sequestrati dalla finanza erano relativi a lavori di ammodernamento e miglioria delle case poi, in realtà, mai avvenuti., spiega Casertace.net. E perché questo potesse essere realizzato non sarebbe mai bastato solo il fiuto che può avere un camorrista appena intelligente, la vorace necessità di danaro di professionisti rampanti che trufferebbero anche la loro madre per vivere con un tenore, con una linea di bilancio spavaldamente altissima, magari corredata dagli stimoli artificiali che solo quella che una volta chiamavano droga dei ricchi, cioè la cocaina, gli sa dare.
Ecco i nomi dei trenta casertani che hanno commesso la truffa ai danni dello Stato:
Vincenzo Gliottone, 56enne di Calvi Risorta, Gennaro Martusciello 35 anni di Caserta, Vincenzo Puoti, 27 anni di Caserta, Domenico Piccolo, 34 anni di Aversa, Pietro Iodice, 48 anni di Aversa, Francesco Iorio, 28 anni di Aversa, Raffaele Pagano, 56 anni di Casal di Principe, Raffaele Cantiello, 34 anni di Aversa, Elena Pancaro, 53 anni di Capua, Antonio Di Puorto, 40 anni di Casal di Principe, Francesco Marra, 45 anni di Santa Maria Capua Vetere, Davide Grasso, 51 anni di Santa Maria La Fossa, Raffaele Arrichiello, 49 anni di Casal di Principe, Giuseppe Cefaliello, due anni di Aversa, Luigi Tessitore, 47 anni di Santa Maria Capua Vetere, Franco Bianco 49 anni di Santa Maria Capua Vetere, Antonio Cardillo, 37 anni di Santa Maria Capua Vetere, Salvatore Conte 55 anni di San Cipriano D’Aversa, Roberto Gagliardi 47 anni di Santa Maria Capua Vetere, Gennaro Chianese, 36 anni di Aversa, Francesco Argiolas, 27 anni di Aversa, Salvatore Diana, 44 anni di Aversa, Tommaso Fichele 39 anni di Caserta, Ida Lillo, 48 anni di Caserta, Nicolina tessitore, 54 anni di Trentola Ducenta, Michele Pagano, 56 anni di Villa Literno, Salvatore Diana, 44 anni di Aversa, Mario Carrieri, 26 anni di Caserta, Pasquale Fabrizio, 51 anni di Villa