I prezzi di alcuni prodotti rischiano di aumentare ancora: sarà un autunno delicato, in attesa di misure per calmierare le spese che potrebbero non arrivare.
Bollette, carburanti, spese al supermercato. Gli italiani fanno i conti, e un dato sembra già evidente. In molti hanno rinunciato alle vacanze o ridimensionato il budget in una fase in cui le spese ordinarie vanno ad occupare gran parte dei risparmi messi da parte.
L’inflazione, giunta ormai a livelli record, si è tradotta in una impennata nei prezzi già tangibile quindi, ma ciò che preoccupa sono le prospettive in vista di un inverno che si si preannuncia delicato. I rincari sull’energia, gli scossoni e il susseguirsi di notizie sul gas, provocano allarmismo per certi versi giustificato.
C’è però un altro fatto da tenere in grande considerazione. Pare infatti che l’ondata di aumenti che si è abbattuta sui beni alimentati sia solo un anticipo rispetto a ciò che potrebbe concretizzarsi nei prossimi mesi. Luigi Scordamaglia, dalle colonne di Libero, chiarisce infatti un fatto per molti al momento “sottovalutato”. Il consigliere delegato di Filiera Italia infatti svela quale potrebbe essere l’impatto dei rincari da qui a breve.
Il problema, secondo Scordamaglia, sta tutto alla base della produzione. “A livello globale – ha affermato su Libero – c’è un aumento medio nei prezzi dei prodotti agricoli di circa il 23%, con valori che destano preoccupazione negli oltre 50 paesi a rischio carestia ma anche sul mercato italiano, dove gli aumenti dei costi di produzione agiscono negativamente sulla possibilità delle imprese di produrre”.
In sostanza le aziende sono in difficoltà nella produzione, e gli aumenti che si registrano fra gas e materie prime, si traducono in una crescita inevitabile dei prezzi al supermercato. A fare una previsione sull’impennata dei prezzi è proprio Scordamaglia. “I costi delle imprese agroalimentari in Italia sono cresciuti tantissimo, soprattutto per l’energia. Si tratta del 25-30%, e oggi l’inflazione degli alimentari è fra l’8 e il 10%. C’è una forbice del 20% quindi che deve ancora arrivare”. E sarebbe inevitabile. “Se questi aumenti non si scaricano sul mercato ci sarebbero chiusure a raffica fra le aziende di produzione, perché parliamo comunque di aumenti sufficienti a malapena a pareggiare i costi di produzione”. L’ennesima batosta sembra quindi dietro l’angolo, in una fase nei mesi freddi che rischia di diventare allarmante.