La sconfitta culturale al sinodo britannico. Gli alti prelati piegati all’ideologia arcobaleno: “Difficoltà legate all’identità di genere”
“Spiacenti, non sappiamo definire cosa sia una donna…”. Firmato: la Chiesa d’Inghilterra. Sembra quasi una cronaca dell’assurdo, eppure questa è l’ultima novità che arriva dalla Gran Bretagna, dove l’ideologia gender pare abbia preso il sopravvento o quanto meno insinuato il dubbio tra i preti della Chiesa Anglicana. Se n’è avuta conferma nei giorni scorsi in seno al sinodo generale anglicano, l’organo che appunto guida la Chiesa d’Inghilterra – formato dalle tre case dei vescovi, dei pastori e dei laici -, riunitosi a York dal 6 al 10 luglio.
In quel contesto Adam Kendry, un membro laico rappresentante della Royal Navy, ha semplicemente chiesto: “Qual è la definizione di donna della Chiesa d’Inghilterra?“. Una domanda tutt’ altro che banale, anzi decisiva visto il dibattito che proprio su questo tema si è recentemente aperto nel mondo politico anglosassone. Ebbene, di tutta risposta alla domanda di Kendry la replica, per giunta messa per iscritto, è stata che “non esiste una definizione ufficiale che consideri il fatto che, se fino a tempi abbastanza recenti definizioni di questo tipo erano ovvie“, oggi invece tocca fare i conti con “complessità associate all’identità di genere”.
In calce a tali parole, una firma: quella del reverendo Robert Innes, il quale tutto è fuorché l’ultimo arrivato. Classe 1959, ha studiato ingegneria a Cambridge, può vantare due dottorati di cui uno in filosofia, ha insegnato teologia, nel 2012 è stato cappellano di Sua Maestà e due anni dopo è diventato nientemeno che il vescovo anglicano per l’Europa. Innes è dunque una figura di prima grandezza per la comunità anglicana, eppure non tutti sono convinti delle sue considerazioni.
Per esempio, Angela Berners-Wilson, la quale nel 1994 è diventata la prima donna ordinata sacerdote anglicano, pur riconoscendo la necessità ecclesiale di «essere molto sensibili» e forse di “riesaminare” alcuni punti di vista, non ha nascosto al Telegraph il suo malcontento per le parole del suo vescovo. Per Forstater la Chiesa d’Inghilterra ha preso una posizione “scioccante“, dal momento che “i concetti di maschio e femmina non avevano alcun bisogno di una definizione ufficiale formale» poiché «sono più antichi della stessa vita umana“. Ci si è comportati “come se questa verità fondamentale non avesse importanza“, ha chiosato la femminista.