La mediazione con il Movimento 5 stelle è fallita e la crisi è dietro l’angolo: ecco gli scenari possibili in una giornata caldissima per Mario Draghi.
Lo strappo si è consumato, dopo annunci, documenti inviati al premier con la richiesta di un cambio di marcia su alcuni temi ritenuti centrali, e una mediazione che non ha portato i frutti sperati.
Alla fine Giuseppe Conte ha deciso che i suoi, così come accaduto alla Camera, non parteciperanno al voto sul Decreto Aiuti. La scelta deriva da una serie dei temi che i pentastellati hanno messo al centro del dibattito. Dal Superbonus al Reddito di Cittadinanza, e altri punti critici per quali erano state chieste risposte a Draghi. Arriva quindi la virata, anzi se vogliamo la conferma, e il mancato voto aprirà di fatto la crisi di governo. Sono quattro quindi gli scenari possibili, alcuni di certo meno probabili stando alle parole di Salvini e Letta. Entrambi hanno chiarito che in caso di strappo da parte del Movimento, l’unica soluzione sarebbe stata il ritorno alle urne. Anche in questo caso però potrebbero esserci novità, in una serie di colloqui che aprono a diverse possibilità.
Draghi ad un passo dalla crisi: ecco cosa può accadere
Ore caldissime quindi, e c’è già chi guarda ai probabili scenari in una crisi che andrebbe a chiudere l’esperienza governativa. La possibilità più concreta è nelle dimissioni del premier e nuove elezioni. Draghi ha chiarito in più occasioni di non voler continuare senza l’appoggio dei pentastellati, e in tal senso anche Lega e Pd si sono dichiarate da tempo contrarie a portare avanti l’esperienza di governo. Senza ricomposizione della maggioranza si andrebbe quindi al voto a settembre o ad ottobre.
Uno scenario altrettanto probabile in caso di dimissioni di Draghi potrebbe essere una persona di sua fiducia come il ministro Franco per portare avanti i temi caldi in una fase molto delicata per l’Italia. Così facendo si andrebbe al voto più tardi, con molta probabilità ad inizio del 2023. Restano in piedi altre due possibilità, remote, ma non del tutto da escludere. La prima è in un nuovo governo guidato da Draghi, ma da Salvini a Letta e ad altri leader politici è stata esclusa, e anche l’attuale Premier non sarebbe disposto a ricomporre i pezzi nuovamente. Sullo sfondo resta la possibilità di una nuova fiducia. Mattarella potrebbe rimandare Draghi alle camere, e in caso di un voto favorevole dal Movimento i conti tornerebbero. Anche questa ipotesi però sembra da scartare. Lega e Pd pensano già al voto, Fratelli d’Italia chiede elezioni immediate, e tutto dipenderà da Draghi. Saranno ore caldissime le prossime, ma la strada sembra già tracciata.