Il neo difensore biancoceleste si confessa: “Io non volevo giocare a calcio. Volevo giocare nella Lazio. Darò tutto per questa maglia”
Ha atteso con ansia l’accordo ufficiale tra il presidente Lotito e i suoi manager. E una volta firmato il contratto che lo legherà alla Lazio per i prossimi sei anni, ha manifestato tutta la sua gioia. Alessio Romagnoli è il nuovo punto di riferimento della difesa biancoceleste. Il centrale che sarà chiamato a prendere in mano il comando del pacchetto arretrato e guidarlo nelle prossime stagioni.
Ha iniziato la sua carriera nella Roma, poi il prestito alla Sampdoria, infine il passaggio al Milan: sette stagioni chiuse con la vittoria dello scudetto. Ma Alessio Romagnoli non ha mai nascosto la sua passione per i colori biancocelesti. “Credo si sia realizzato il mio sogno di quando ero bambino: non volevo giocare in Serie A, io volevo giocare nella Lazio”, dichiara ai microfoni del canale ufficiale della Lazio, nella sua prima intervista da nuovo calciatore biancoceleste. “Penso sia stata l’emozione più grande della mia vita, sia dentro il campo sia fuori. Non c’è nulla di male a esprimere la propria fede. Nonostante abbia giocato con altre maglie per tanti anni, credo che quando un atleta porta rispetto e dà sempre il proprio meglio, può tranquillamente dichiarare di essere un tifoso di un’altra squadra, come feci io diverse volte nel corso degli anni. Andare via dalla Roma per me ha rappresentato un passaggio importante, perchè approdavo in un grande club come il Milan e mi sentivo molto più libero di esprimere liberamente il mio tifo”.
Ha fatto scalpore la foto che girò sui social con la maglia bandiera della Lazio, indossata dalla squadra nella stagione 2014-15. “La maglia bandiera è una delle più belle mai realizzate nella storia della Lazio, a mio parere.Volevo ricordare quel momento. Credo sarà un effetto fantastico entrare per le prima volta all’Olimpico con l’Aquila sul petto. Andavo allo stadio da bambino con mio padre, che è un grande tifoso della Lazio, così come mia nonna, alla quale ero molto legato. Tutto questo per me significa ora indossare la maglia che sognavo sin da bambino”.
“Il mio idolo Nesta”
Romagnoli indosserà lo stesso numero di Alessandro Nesta. “Il numero 13 me lo porto dietro da tanti anni. Nesta è stato il difensore più forte di tutti i tempi – ha proseguito Romagnoli – L’ho sempre detto, nessuno sarà mai come lui. Quello che ha rappresentato sia per la Lazio sia per il Milan è stato eccezionale e irripetibile. Indossare la sua maglia e il suo numero è qualcosa di impagabile. E’ stato così al Milan, avrò l’onore di portarlo anche qui. E’ una responsabilità importante, cercherò di farlo al meglio. E’ chiaro che la Lazio nei primi anni del nuovo millennio ha patito alcuni problemi finanziari e lui era uno dei sacrificabili, per lui deve essere stato un forte trauma lasciare la propria squadra. Al tempo stesso, è stato molto bravo a vincere tutto con il Milan, purtroppo ce lo siamo goduti poco in biancoceleste, avrebbe potuto regalarci ancora altre emozioni.Rimane però la felicità di averlo visto e vissuto in quegli anni.Ho avuto la fortuna e il piacere di conoscerlo, però in questi giorni non l’ho sentito. Ho cercato di isolarmi da tutti, anche dai miei affetti più cari. Avevo accanto solo amici che venivano a trovarmi e sapevano determinate cose. Volevo essere tranquillo e sereno per portare a termine la trattativa”.
Spazio ai ricordi. La prima volta allo stadio a vedere la Lazio. “Ero talmente piccolo che neppure la ricordo: sarà stato l’anno dello scudetto, forse anche prima. Penso sia stato il 1999, ma non ho a mente esattamente la partita. Mio padre mi portava spesso all’Olimpico. Il 14 maggio 2000 non c’ero perchè i biglietti erano esauriti. Mi sono goduto tutte quelle emozioni da casa, per noi laziali è il giorno più bello di sempre. Il modo in cui è arrivata la vittoria di quel campionato ha reso tutto ancora più bello. Mi dispiace non esserci stato”.
“Immobile e Cataldi mi tempestavano”
Da avversario ha affrontato molto spesso i biancocelesti: “Ogni volta che giocavamo all’Olimpico contro la Lazio ero solito, nel momento dell’ingresso in campo e mentre suonava l’inno, coprirmi le labbra con la felpa e cantare l’inno. La non esultanza nella semifinale di Coppa Italia del 2018 è la più grande manifestazione di rispetto nei confronti dei miei ideali e la mia fede. E’ un mio principio, non avrei mai potuto comportarmi in un modo diverso. Mi è venuto molto naturale, non era nulla di forzato”. Sulla trattativa: “Immobile mi ha massacrato di chiamate, ogni giorno, così come Cataldi. Tutto questo calore da parte dei futuri compagni mi ha fatto un enorme piacere. Oltre alla Società, le manifestazioni d’affetto di calciatori e tifosi ha reso impossibile non accettare. Per il bene della mia carriera era giusto compiere un percorso a Milano: la squadra era forte, la Società stava crescendo e vedevo che si poteva vincere qualcosa. Ogni volta che giocavo contro la Lazio, però, con Tare parlavamo ’Mancano due anni’, ‘Manca un anno’ poi ‘Mancano sei mesi’, quando abbiamo giocato in Coppa Italia. Mi auguro che questa idea potesse diventare realtà. Ho sempre detto pubblicamente che mi sarebbe piaciuto giocare con la Lazio ma non volevo andare troppo in là con gli anni. Ora sento sia arrivato il momento giusto. Ho un problema serio di pubalgia ma a questa maglia voglio dare più del 100%”.
La promessa ai tifosi
Chiusura dedicata ai tifosi: “La più grande dimostrazione d’affetto, prima dell’arrivo in biancoceleste, era arrivata in occasione dello striscione esposto dalla Curva Nord in una gara di Coppa Italia. Ricevere un messaggio del genere da avversario, ma senza mai essere stato un calciatore biancoceleste è stato bellissimo. In Paideia sapevo sarebbero arrivare tante persone: complice la spinta di compagni e tifosi, la mia spinta verso l’esito positivo della trattativa era moltiplicato al 1.000%. Era impossibile dire di no, sarebbe stato un tradimento e non era giusto. La gente laziale mi ha dato tantissimo da subito, ora sta a me ripagare tutto questo in campo – ha concluso Romagnoli – L’augurio e la promessa è che solamente insieme potremo raggiungere dei grandi risultati, quindi so che i tifosi per me e per tutti noi sono una parte fondamentale di questa famiglia. Perciò, mi raccomando ‘avanti insieme'”