Ecco perchè non potremo più comprare la pasta

Comprare la pasta sta diventando sempre più difficile: il prezzo è destinato ad aumentare: ecco cosa accadrà nei prossimi mesi

Anche acquistare e mangiare la pasta rischia di diventare un lusso per milioni di famiglie. Il prezzo di questo prodotto continua infatti a salire. Colpa della produzione e delle distribuzione del frumento (in ribasso) a causa della guerra in Ucraina e della siccità che ha colpito gran parte dell’Europa, riducendo i raccolti fino al 30%.

Molti specialisti immaginavano un aumento del frumento: ma sembra stia accadendo esattamente il contrario. Il prezzo all’ingrosso del frumento duro ottenuto dal raccolto di quest’ anno è in caduta libera. Alla borsa merci di Bologna il grano duro è stato prezzato nella seduta del 7 luglio, la prima con il cereale appena raccolto, in una forchetta fra 527 e 532 euro la tonnellata. Lo scorso anno il valore oscillava  da un minimo di 540 a un massimo di 545 euro la tonnellata.

Peggio ancora è andata l’ultima seduta, il14 luglio con i valori che sono calati nella forchetta fra 497 e 502 euro a tonnellata. Quotazioni che non si vedevano dal mese di settembre dello scorso anno, quando però l’inflazione era all’1,7% mentre oggi è all’8, la benzina costava 1,669 euro al litro e oggi è sopra ai due. Perchè le quotazioni sono calate così vistosamente? E in controtendenza rispetto alle previsioni e agli altri componenti che invece sono in crescita? (Pensate al gas che lo scorso anno costava 32,393 euro al megawattore, mentre oggi è arrivato a 160,80 euro). Così, mentre il gas è rincarato del 396,4% il grano duro anziché salire sta addirittura calando. La perdita di valore delle quotazioni massime rispetto a giugno è pari al 7,89%.

“Il calo dei prezzi del grano duro è certamente dovuto a manovre speculative in atto“, spiega  Gianluca Lelli, amministratore delegato di Consorzi Agrari d’Italia. “Manovre legate sia ai mercati finanziari internazionali, Chicago in testa – aggiunge – sia al comportamento degli acquirenti che da un paio di settimane hanno sostanzialmente bloccato gli acquisti del prodotto del nuovo raccolto. La speculazione è evidente anche alla luce del fatto che le rese per ettaro, in ogni parte d’Italia, sono inferiori rispetto allo scorso anno, quindi è chiaro il tentativo di cercare di abbassare la quotazione”.

“Il grano duro italiano – aggiunge Lelli – bisogna sottolinearlo, anche in un’annata difficile come questa, conserva una grande qualità proteica, grazie agli investimenti e agli sforzi delle aziende agricole che nonostante il periodo, nonostante il caro energia, la crisi dei fertilizzanti, l’aumento del costo del carburante, hanno continuato a lavorare per salvaguardare una bandiera del made in Italy. Non è corretto che a pagare le conseguenze di questa manovra, quindi, siano sostanzialmente gli agricoltori, oltre ovviamente ai consumatori che non vedranno certamente la riduzione del costo della pasta a scaffale”.

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