Tra le pagine de Il Giornale si legge un ritratto di Marco Travaglio, a firma di Luigi Mascheroni, che racconta la ‘metamorfosi’ del giornalista
Il pezzo in questione non lascia dubbi: evidenzia punto dopo punto la trasformazione che Marco Travaglio ha avuto nel tempo secondo Luigi Mascheroni. Da quando si definiva “solo un giornalista”, umile e riservato cronista di giudiziaria al cambio più o meno repentino: “Di destra, è stato leghista, con Di Pietro, De Magistris, i girotondi, i grillini”. Ora, si ricorda ancora, “è una star, pop e tuttologo. E non gli spiace la Meloni…”.
Un torinese, si legge, con la passione per le notti romane. Un uomo di destra che ha scelto l’antiberlusconismo prima e il Movimento 5 Stelle poi, e che ora potrebbe tornare all’ovile grazie a Giorgia Meloni. E’ riuscito, secondo Mascheroni, nel suo intento: quello di finire sui titoli si prima pagina.
“Memoria di ferro e faccia di bronzo da sabaudo, devoto cattolico e liberal-enaudiano, è un vero uomo di destra (mai votato Pd, Ds o Pd). Che solo inopinatamente nel corso della sua invidiabile carriera ha scritto a lungo per giornali di sinistra: Repubblica, l’Unità, L’Espresso e il Fatto quotidiano. L’articolo poi continua evidenziando come sia divenuto “capopopolo del più bel populismo, divorato dal protagonismo, divo da avanspettacolo, giacobino – Liberté, Égalité, bonèt – e star mediatica. Primadonna, due visioni del giornalismo («O ho ragione io, o hai torto tu»), tricoteuse, quattro pezzi al giorno tra corsivi, editoriali, interviste e istruttorie, Cinque stelle, «Sei bravissimo Marco!», La7 e Otto e mezzo, Travaglio ha 57 anni. Ma fatto più cose di Prezzolini che è morto a cento. Chapeau! Che in piemontese si dice «Esageruma nen!».
“Montanelliano quando Montanelli schierava il Giornale sulla linea più conservatrice, vociano fino a che La Voce chiude, firma della Padania con lo pseudonimo Caladrino durante la stagione secessionista della Lega (e voto per Bossi), republicones sotto il miglior Scalfari, fan di Antonio Di Pietro ed elettore di IdV, estimatore per una stagione, quella giusta, di Gianfranco Fini, simpatizzante dei Girotondi, agit-prop del Popolo viola e De Magistris, supporter di Ingroia e del Partito della Rivoluzione civile, braccio giornalistico del grillismo e consigliori di Giuseppe Conte”. E, per finire, la profezia, “è anche amicissimo di Giorgia Meloni: peccato, perché – è la Storia- tutti i politici che ha sponsorizzato non hanno fatto una bella fine”. Questa è quindi una parte parte del pezzo dedicato al direttore della versione cartacea de Il Fatto Quotidiano.