Mentre si comincia a pensare alla presentazione delle liste per le prossime elezioni, le forze politiche fanno i loro conti e come al solito si ripresenta l’opzione di centro, che punta ad essere decisiva inglobando però una quantità significativa di esponenti della vecchia politica, da ogni direzione.
Era già successo in passato con il partito del premier Mario Monti, che tuttavia aveva provato a rinnovare il parco candidati con personalità prima sconosciute alla politica. Non fu un grande successo, e in poco tempo finì per scomparire. Alle prossime elezioni però si ripresenteranno i centristi, uniti anche stavolta non da un’ideale comune ma da una persona, l’ex premier uscente Mario Draghi. In nome della sua “agenda”.
Una “forma di adesione ideologica”, la definisce il Corriere della Sera paragonandola a una sorta di stravagante “libretto rosso” dei centristi 2.0. A breve infatti, tra pochi giorni, le forze politiche dovranno già decidere con chi schierarsi. E mentre esponenti politici votati alla causa draghiana, senza più un partito di riferimento, tentano di infilarsi sotto il nobile cappello del centro, che in Italia avrebbe ben altro da dire rispetto al fare da contenitore per ogni stagione.
L’area che punta a fare gruppo sotto l’agenda Draghi
L’area centrista infatti è sostanzialmente scomparsa con la scomparsa della Dc, e oggi punta a riformare una strana coalizione sotto l’ala del pur cattolico Draghi, e c’è già chi ipotizza che possa tornare in campo il prossimo ottobre. Uno scenario da fantascienza, e il fatto che c’è chi lo presenta come una delle possibilità in campo la dice lunga sul caos che sta vivendo la politica italiana.
A lanciare l’amo era stato l’ex azzurro Quagliariello, cattolico liberale che aveva immaginato di sfruttare il “brand” Draghi per creare un partito in nome della sua agenda. “Lista agenda Draghi”, avrebbe voluto chiamarla. Il problema è che gli attori che vorrebbero iscriversi hanno tutti obiettivi spesso molto differenti tra loro, quando non proprio antagonistici. Un bel problema.
C’è chi va verso destra, chi a sinistra, chi sogna un percorso di autonomia. In ogni caso, già ci si immagina il ritorno, al termine delle prossime elezioni, del “più ferreo bipolarismo”, spiega il cattolico Maurizio Lupi di Alternativa Popolare. Con il risultato che i cittadini premieranno sempre più le opzioni contrapposte, per escludere il rischio che il centro vada indiscriminatamente con l’uno o con l’altro.
Per Renzi, “da una parte l’area Draghi, dall’altra l’area Putin”. Tuttavia la diaspora forzista che vede la fuoriuscita di Carfagna, Brunetta e Gelmini lascia immaginare uno scontro vero e proprio. “È l’area di chi si identifica nell’agenda del premier”, spiega il Corsera, e che spera in risultati a doppia cifra. Mentre però, ancora oggi, nessuno sa di cosa si tratti, e nemmeno se avrà l’occasione di scoprirlo.