Il caso delle infermiere spiate sotto la doccia si allarga: l’inchiesta di arricchisce di nuovi inquietanti particolari.
L’inchiesta della Procura di Firenze ha fatto scalpore per le immagini delle infermiere nude sotto la doccia, riprese da telecamere disposte per “spiare” un momento privato.
Per quel caso finirono sotto la lente d’ingrandimento due tecnici di una azienda che lavora in appalto per l’Asl Toscana centro, ma l’inchiesta, che prosegue, si allarga e si arricchisce di nuovi dettagli inquietanti. Gli indagati hanno avuto accesso alla stanza di servizio dove sono stati ritrovati materiali per registrare i video, ma pare che ci sia una terza persona coinvolta. In quello spogliatoio c’era infatti una telecamera incassata nel muro, e l’inchiesta, che si allarga, ipotizza il reato di accesso abusivo in un sistema informatico protetto da misure di sicurezza. Quelle infermiere spiate hanno infatti un’altra sensazione, che è al vaglio degli inquirenti.
Infermiere spiate: coinvolta una terza persona e sospetti sulla condivisione delle immagini
L’indagine si allarga, e i capi d’accusa per le persone coinvolte, ora tre, rischiano di diventare molto più pesanti. La Polizia postale sta infatti avviando verifiche per capire se le immagini registrate in maniera abusiva durante i momenti privati in doccia delle infermiere siano stati potenzialmente oggetto di rivendicazioni o diffusione sul web.
In tal caso si andrebbe a configurare il reato di revenge porn, quindi la diffusione di video o immagini intime senza il consenso dei protagonisti, con finalità di vendetta o estorsione. La vicenda dell’ospedale San Giuseppe di Empoli quindi si allarga, in attesa di capire se ci siano altre persone coinvolte in una storia che rischia di essere molto più grande di quella scoperta all’inizio.