Criticona e offensiva, la Sinistra sogna tanto una “Giorgia Meloni”

La riflessione è di una donna che da anni vota dem e non riesce a capire perché in tanti tempo non si sia riusciti ad esprimere un nome di spicco femminile

E’ tosta da mandare giù. Si dice a bassa voce, si sussurra quasi, ma la verità è che vedere Giorgia Meloni, una leader donna alla guida di un partito, forte, decisa e che ha consensi, fa male. Ma non per le sue idee, in quanto personaggio femminile. E’ un dato di fatto, e in pochi lo riconoscono, ma lo sanno benissimo, che doveva essere e appartenere per storia e cultura (dicono da quelle parti) ad un concetto progressista. Aprirsi al mondo, avere una visione globale e senza censure. D’altronde Nilde Iotti, è la stata la prima grande donna in politica e nella storia dell’Italia repubblicana a ricoprire la terza carica dello Stato, la presidenza della Camera dei Deputati. Ed era, dicono sempre da quelle parti, naturalmente di sinistra. Per dirla chiaro e tondo, nei tempi moderni, una donna che guida un partito, che ha consensi e che soprattutto potrebbe essere la prima donna in Italia a diventare Presidente del Consiglio,, doveva e poteva essere una cosa di sinistra. E invece la novità, ed è la paura e l’invidia più grande, arriva da destra. Ma da una destra aperta e senza censure. E questo non verrà mai ammesso, ma è quello che fa più paura, dicendo l’opposto.

Leader
Il presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni (foto Ansa)

In questi infuocati giorni di campagna elettorale si sta dicendo di tutto, anche troppo nei confronti della Presidente di Fratelli d’Italia, soprattutto da sinistra. E’ la paura di vedersi sfilare non tanto il potere, quanto la storia. Per le donne di sinistra non è una bella cosa, tutt’altro. Per Elena Stancanelli, autrice e sceneggiatrice di sinistra, “è un avversario politico, punto”. Ma la domanda è un’altra, di chiede. “Dal momento che è meno interessante ma assai più utile farsi gli affari propri, sarebbe meglio chiedersi perché il Partito democratico non riesce a esprimere un nome femminile tra i ruoli di spicco, perché non è in lista neanche una donna come capo della coalizione di sinistra.

“Per avere una donna ai vertici della coalizione di sinistra servirebbe quello stesso coraggio”

Enrico Letta
Enrico Letta davanti ad un bivio © Ansa

Giorgia Meloni è il capo perché quel partito se l’è costruito da sola, questa è la prima ragione. Non ha dovuto fare carriera là dentro perché Fratelli d’Italia, che quindi in un mondo migliore dovrebbe chiamarsi Sorelle d’Italia, l’ha inventato lei. Dunque una donna per arrivare ai vertici deve costruire da sola la sua impresa, il suo partito, la sua corrente artistica? Sì. O almeno, qui in questo Paese e in questo tempo, sì. Questo significa che per avere una donna a capo di un partito di sinistra dovremmo accollarci un altro partito di sinistra? Per consentire a una donna di ascendere secondo le proprie capacità e non mettendole sulla schiena uno zaino di pietra da trascinare, bisogna avere l’intelligenza di modificare il parametro di giudizio. E per questo serve lungimiranza e coraggio.

La politica, anche grazie alla dissennata esaltazione della verginità a scapito della competenza che ha dominato le penultime legislature, è diventata una scienza opinabile. Opinabilità che ha finito per contaminare molti campi del sapere. Allora scartiamo: parliamo di corpi, di sport. Siamo d’accordo che lo sport è la disciplina più democratica che c’è? Vince il più forte. Chi corre più veloce, chi lancia più lontano, chi sbaglia di meno. Lo sport è stato a lungo una faccenda da uomini, considerato sobrio, asettico, razionale. Poi è arrivato Open, di Agassi, un romanzo strepitoso con tutti i pregi che sappiamo più uno: averci aperto gli occhi su quanto conta l’emotività nell’ottenere un risultato sportivo al massimo livello. Quanto contano la vanità, i pantaloncini, la pettinatura, la famiglia, l’amore. C’è voluto un uomo per dimostrare quanto il parametro fosse fallace, falso, del tutto pregiudiziale. Per avere una donna ai vertici della coalizione di sinistra servirebbe quello stesso coraggio, per scardinare l’idea che la competenza e il talento sono per forza legati a una certa immagine, un certo modo di vestire, un certo genere sessuale. Che si può fare politica in un altro modo, sia a destra che a sinistra. Ma soprattutto a sinistra

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