Il Lazio è al primo posto, ma dietro Puglia e Calabria. A rischio anche la Pianura Padana. “Bassa pressione e venti caldi da sud-ovest”
L’Europa, in questo caso l‘Italia, come gli Usa. Ricordate quelle situazioni agghiaccianti come quelle che spesso da settembre a ottobre avvengono in posti tipo Miami o Oregon o in altri posti degli stati americani? Ecco, a breve scenari del genere potrebbero arrivare anche in Italia. E a rischiare tanto sono le regioni dell‘Italia centrale che si affacciano sul Mar Tirreno. Loro sono quelle più a rischio di essere colpite da tornado in Italia. Il Lazio è al primo posto, seguito da Puglia e Calabria; a rischio anche la Pianura Padana.
Ad indicarlo una ricerca condotta dall’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Isac) e basata sull’analisi di 32 anni di dati, raccolti fra il 1990 e il 2021. Su questa base sono stati identificati 445 tornado di alta intensità avvenuti in Italia.
L’analisi dei dati storici, imperniata sullo studio del tornado che il 28 luglio 2019 ha colpito le coste del Lazio
I risultati, pubblicati sulla rivista Atmospheric Research, confermano che i tornado nell’area del Mediterraneo sono eventi tutt’altro che rari e forniscono i primi elementi che potrebbero consentire di prevedere questi fenomeni. L’analisi dei dati storici, imperniata sullo studio del tornado che il 28 luglio 2019 ha colpito le coste del Lazio, ha permesso di ricostruire la situazione meteorologica generale che dà origine ai tornado nel Mar Tirreno. Qui le condizioni atmosferiche sono caratterizzate da un’area di bassa pressione sull’Italia nord-occidentale, sia in quota che in superficie, e da venti al suolo sud-occidentali in grado di trasportare aria più calda della media verso le regioni colpite.
“I risultati hanno mostrato come sia possibile prevedere con successo valori elevati di specifici indicatori d’instabilità atmosferica e di convezione profonda tipici dei tornado, nonché di simulare correttamente la struttura delle celle convettive responsabili della genesi di tali eventi“, osserva Avolio. “Il risultato – conclude – pone l’accento sull’importanza di un sistema meteorologico integrato modellistico/osservativo dedicato al monitoraggio e alla previsione operativa di tali fenomeni intensi“.