Era attesa da diverso tempo la sentenza, viene così respinto il ricorso del Sindaco Coletta, che aveva vinto al secondo turno, ma si torna alle urne
Una storia che ha appassionato l’Italia. Il caos politico che si è venuto a creare a Latina. Ricordate i sospetti di brogli, le polemiche alzate soprattutto dal centro-destra? Ecco, si torna anzi si ritorna a votare. Una sentenza del Tar del Lazio emessa il 9 luglio su ricorso depositato nel novembre 2021 dagli ex candidati della lista “Latina nel Cuore” Giovanni Monterubbiano, Alessandro Rossi ed Emilio Cerci – ha indetto la rivotazione il 4 settembre, tre settimane prima di quelle politiche del 25, in 22 seggi, su 116, per presunte difformità nei referti elettorali.
Il primo cittadino Damiano Coletta si è dunque rivolto al Consiglio di Stato inoltrando nuovo ricorso. La sentenza era attesa per il 26 luglio ma i tempi si sono dilatati dopo che l’organo ha deciso di emettere la cosiddetta “sentenza breve” nel merito. Vale a dire che non si sono pronunciati sul reintegro del Sindaco e del Consiglio Comunale – che sono decaduti ipso iure – ma direttamente sul merito. Cioè per la conferma, o l’annullamento della sentenza del TAR.
Una storia che parte da lontano
Il Tar, in effetti, rileva gravi irregolarità nel voto per il primo turno delle elezioni amministrative del capoluogo pontino, svoltosi il 3 e 4 ottobre 2021. In quell’occasione, le liste del centrodestra presero il 53% dei voti, ma il candidato sindaco Vincenzo Zaccheo si fermò al 48,3% contro il 35,66% del primo cittadino uscente Coletta. Zaccheo ottenne 30.433 voti, Coletta 22.469.
Il candidato del centrodestra ne sarebbero bastati mille in più (per la precisione 1.071) per raggiungere il 50% più uno ed essere eletto al primo turno. Invece andò al ballottaggio, dove vinse Coletta. l ricorso del centrodestra venne presentato il 26 novembre 2021. I ricorrenti- si legge nella sentenza – “lamentano che il mancato raggiungimento del 50% più uno al primo turno del candidato sindaco Zaccheo sarebbe stato determinato da un significativo numero di voti illegittimamente e da schede elettori illegittimamente rendicontate nei verbali delle sezioni elettorali”. Irregolarità presenti, secondo chi ha fatto ricorso, in una trentina di sezioni.