Supermedia YouTrend/Agi conferma Fratelli d’Italia primo fra i partiti (23,3%), tallonato dal Pd (22,8%). Un numero altissimo
Si parte da un vantaggio enorme. Subito dopo l’accordo per la leadership (il partito che prende più voti indica il premier) è arrivata anche una prima intesa per la ripartizione dei collegi uninominali all’interno del centrodestra. Come si può vedere, scrive Libero, in un appunto firmato da Giorgetti, Meloni e Tajani circolato dopo il vertice di mercoledì sera Fdi potrà scegliere 98 candidati, 70 la Lega, 42 Forza Italia e 11 i centristi. Queste sono le quote, basate in buona parte sui sondaggi. Ora restano da decidere i nomi e soprattutto quali collegi andranno a chi, perché ovviamente tutti i partiti cercheranno di aggiudicarsi le aree “blindate”. Settimana prossima si terrà un nuovo summit per chiarire meglio la situazione, che tuttavia non pare presentare problemi insormontabili.
D’altra parte la campagna elettorale è già partita, il 25 settembre è dietro l’angolo e il centrodestra unito vale poco più del 46% (il 46,2%, per essere precisi) dei consensi. È la prima “supermedia” (cioè la prima media ponderata sulle intenzioni di voto da quando il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha sciolto le Camere il 21 luglio scorso) condotta da YouTrend e che mette assieme sondaggi elaborati da istituti come Demopolis (l’ultimo dei quali è stato pubblicato il 26 luglio), Emg (28 luglio), Euromedia (19 e 26 luglio), Piepoli (17 e 19 luglio), Quorum (25 luglio), Swg (18 e 25 luglio) e Tecné (16, 21 e 23 luglio).
Niente, signori: l’indicazione è chiara. Fratelli d’Italia, Lega, e Forza Italia, assieme, sfiorano già quella metà delle preferenze che consentirebbe loro di governare, in stabilità, il Paese. Nello specifico: la lista di Giorgia Meloni si conferma il primo partito con il 23,3%. Nelle ultime due settimane Fdi guadagna, infatti, 0,9 punti. Gli stessi che perde il Carroccio (che passa al 13,7%), mentre gli azzurri di Berlusconi si assestano a quota 7,8% (con uno scarto negativo, rispetto al pre-crisi, di un punto secco). Non va meglio dall’altra parte della barricata (politica) perché se è vero che il Pd e i lettiani conquistano terreno (aumentando di 1,1 punti per il 22,8%: sono lì a tallonare Fdi), il crollo peggiore è quello del Movimento 5 stelle (-1,1) che raggiunge a malapena il 10,1%. Le formazioni minori (Azione e Più Europa al 4,9%; Italia Viva al 2,7%; i Verdi con Sinistra al 4,1% e Italexit di Gianluigi Paragone).
È la panoramica sulle coalizioni, però, che la dice lunga. Il centrodestra compatto (che non è una novità, visto che anche le scorse tornate amministrative hanno indicato che quella, se ne esiste una, dovrebbe essere la ricetta vincente), seppure sforbiciato di un punto sulla proiezione di inizio luglio, vale il 46,2%: quasi sedici punti di più del centrosinistra che tocca quota 30,3%. Leu, da sola, totalizza il 3,6%: ma anche aggiungendo la formazione di Speranza e Bersani, i dem resterebbero indietro. Ovvio, la corsa al nuovo parlamento (dimezzato grazie alla riforma grillina del 2020) è appena iniziata. Ma i sondaggi, tutti i sondaggi, senza bisogno di tirare in ballo “supermedie” o strizzare gli occhi sulle tabelle con i numeri, indicano Fdi avanti su qualsiasi altra formazione. Addirittura Swg (nella sua ultima rilevazione di neanche tre giorni fa) mette Meloni al 25%, in crescita dell’1,2%