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Sport

Rugby, squadra rifiuta di giocare: “Quella maglia non la mettiamo”

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Marco Ercole

Nella National Rugby League in Australia è avvenuto l’episodio che farà discutere. Al riguardo si sono già espresse le istituzioni, che hanno preso le difese dei ragazzi che hanno preso questa decisione

L’episodio è avvenuto nella National Rugby League in Australia e creare sicuramente un mare di polemiche. Ben sette giocatori dei Sea Eagles – Josh Aloiai, Jason Saab, Christian Tuipulotu, Josh Schuster, Haumole Olakau’atu, Tolu Koula e Toafofoa Sipley – hanno infatti deciso di non prendere parte alla partita di campionato contro i Sydney Roosters, dal momento che erano in disaccordo con la decisione del club di indossare la maglia arcobaleno al posto della tradizionale divisa bianca come segno di inclusione e vicinanza al movimento Lgbtq.

Sette giocatori dei Sea Eagles hanno scelto di non indossare la maglia arcobaleno (Ansa)

Per motivare la loro decisione i giocatori hanno spiegato che l’iniziativa contrasta con le loro convinzioni culturali e religiose. A riferirlo è stato il coach della squadra, Des Hasler: “I giocatori non parteciperanno alla partita di giovedì e accettiamo la loro decisione. Questi giovani sono forti nelle loro convinzioni e daremo loro lo spazio e il supporto di cui hanno bisogno. Il gruppo squadra è solido e comprensivo dei punti di vista dell’altro. Come club, indosseremo la maglia giovedì sera“.

Le reazioni al gesto

Una partita dei Sea Eagles durante la pandemia (Ansa)

L’allenatore si è poi scusato per le ricadute derivanti dalla mancata consultazione anticipata del club con la squadra: “Il nostro intento era quello di prenderci cura di tutte le diverse comunità che affrontano quotidianamente problemi di inclusione. Purtroppo questa cattiva gestione ha causato notevole confusione, disagio e dolore a molte persone, in particolare quei gruppi i cui diritti umani stiamo cercando di sostenere. Desideriamo scusarci con la comunità Lgbtq che abbraccia i colori dell’arcobaleno, che usa questi colori per motivi di orgoglio, difesa e diritti umani“. Al riguardo si è espresso anche il presidente della Australian Rugby League Commission, Peter V’landys, che ha mostrato comprensione verso la decisione dei giocatori basata sulle differenze religiose e culturali. Tuttavia ha spinto per l’inclusione e l’accettazione nello sport: “Una cosa di cui sono orgoglioso della Rugby league è che trattiamo tutti allo stesso modo. Non importa il tuo colore, orientamento sessuale o razza. Siamo tutti uguali. Non faremo mai un passo indietro nell’avere il nostro sport inclusivo. Ma allo stesso tempo non mancheremo di rispetto alle libertà dei nostri giocatori“.

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