Mons. Bregantini contro il gender nelle scuole: “I genitori devono sapere”

Il duro appello dell’arcivescovo Bregantini contro l’introduzione dell’ideologia gender all’interno delle scuole: “I genitori devono sapere cosa viene detto a scuola e chi lo dice”.

bregantini
(Ansa)

Intervistato sul sito dell’arcivescovo metropolita Pro Vita & Famiglia l’arcidiocesi di Campobasso-Bojano, da sempre attento alle tematiche che riguardano la famiglia e la vita ma anche all’educazione dei più piccoli e dei giovani, monsignor Giancarlo Maria Bregantini attacca pesantemente l’ideologia gender e la “logica dell’indifferenziazione” verso cui questa porta. 

“Urge un nuovo atteggiamento più sereno intorno a tutta la realtà della sessualità”, esordisce il religioso, indicando la necessità di “uno stile pacato e paziente” in grado di aiutare “gli adolescenti a maturare scelte serene, non all’insegna della polemica o dell’accusa”. In sostanza, “uno sguardo di vicinanza e prossimità, volto a non escludere nessuno, nemmeno chi sbaglia”, una “dimensione dell’accompagnamento che permette di compiere un salto di qualità, in grado di dare un adeguato tempo di maturazione su queste problematiche così delicate”.

“L’educazione sessuale va concordata con le famiglie”

Ma è davanti al tema dei tentativi di introdurre l’ideologia gender nelle scuole, che Bregantini chiarisce le cose. “L’educazione sessuale è un tema che va ben concordato”, spiega. “In primo luogo, è compito dei genitori e della famiglia tutta. I genitori hanno il diritto di intervenire, con una parola autorevole e chiara. Nei confronti della scuola, poi, è necessario concordare bene insieme il cammino educativo da compiere. È infatti importante che le famiglie sappiano cosa viene detto a scuola, chi lo dice e come lo si dice”.

In sostanza, il Prelato sostiene, facendosi carico delle preoccupazioni di molte famiglie e di molti genitori, che “l’educazione sessuale non va delegata tutta alla scuola, ma concordata bene insieme alla famiglia, in un equilibrio gestionale saggio e maturo, soprattutto sereno. Lo scopo, infatti, è quello di creare un orientamento sano ed equilibrato”.

Lo stesso dubbio viene avanzato sul tema della “carriera alias”, della possibilità per un giovane studente di scegliere in maniera indifferente maschile o femminile. Una procedura che permetterebbe cioè agli studenti transgender di vedersi assegnata un’identità “provvisoria” e di conseguenza indistinta.

Ritengo che si debba essere chiari sul fatto della maturazione dell’identità sessuale degli adolescenti“, risponde Bregantini a questo proposito. “Servono spazi di attesa, di maturazione e di confronto. Davvero un ragazzo di prima superiore, ad esempio, è in grado di esprimere la propria identità sessuale in modo netto? Auspicherei allora maggiore attenzione; non conviene mai essere frettolosi con loro, ma saggiamente pazienti”.

Gestione cookie