La decisione arriva dopo i recenti gravi casi di malori sul lavoro causati dal caldo e interessano quelli in luoghi non protetti dal sole
L’Istituto di previdenza, in sintonia con il ministero, ha tenuto conto in particolare di alcune tipologie di mestieri ad alto rischio con le temperature anomale registrate in questa lunga estate calda.
Le imprese quindi potranno chiedere all’Inps il riconoscimento della cassa integrazione quando il termometro supera i 35 gradi centigradi per tutti quei mestieri dove è previsto il lavoro senza un’adeguata protezione dal sole battente.
Se il termometro segna 35 gradi, effettivi o percepiti è la stessa cosa, si può andare in cassa integrazione. Inps e Inail, infatti, hanno pubblicato le linee guida per prevenire le “patologie da stress termico”. E hanno diffuso un decalogo destinato a imprese e lavoratori su come difendersi dai fenomeni climatici estremi. Tra i mestieri a rischio l’Inps indica i lavori di stesura del manto stradale, quelli di rifacimento di facciate e tetti di costruzioni, in generale tutte le lavorazioni all’aperto con indumenti di protezione che fanno aumentare ancora di più la percezione del caldo. “Le imprese potranno chiedere all’Inps il riconoscimento della Cassa Integrazione quando il termometro supera i 35 gradi. Ai fini dell’integrazione salariale, però, possono essere considerate idonee anche le temperature percepite”, questa la nota diffusa ieri dai due enti interessati dal problema.
La norma era già in vigore da tempo, ma fino ad ora non era mai stata applicata, la situazione anomala e fuori controllo del caldo in questa torrida estate e, soprattutto, dopo la morte di alcuni lavoratori a causa del caldo estremo, gli ultimi due deceduti soltanto lo scorso giovedì, ha fatto decidere ai due enti pensionistici ad applicarla. L’Inps, nel rispetto dell’art. 15, comma 1, della legge n. 183/2011 che vieta alle amministrazioni di chiedere al cittadino dati ed elementi già in possesso di organismi pubblici, “provvede infatti autonomamente ad acquisire d’ufficio i bollettini meteo e a valutarne le risultanze anche in relazione alla tipologia di attività lavorativa in atto”.
C’è chiaramente soddisfazione nei sindacati sulla decisione presa sulle linee guida per prevenire le patologia da stress termico sui luoghi di lavoro. “Le informazioni a disposizione dei consulenti e delle imprese sono chiare e precise: il lavoro va fermato in presenza di temperature che superano i 35 gradi o percepite come tali, permettendo così di proteggere la salute e la vita dei lavoratori nei cantieri, nelle cave, nelle fabbriche”, ha dichiarato in una nota ufficiale la Cigl.