De Bruyne il ‘superstite’: è l’unico titolare del primo City di Guardiola

Il centrocampista belga è l’unico a far parte ancora dell’11 titolare di Pep: in questi anni gli altri 10 sono cambiati tutti.

L’ultimo superstite si chiama Kevin De Bruyne. È il belga l’unico elemento di continuità tra il City di oggi e quello di sei anni fa, quando Guardiola approdò all’Etihad. Andati via Sterling e Fernandinho, rimane KDB a fare da filo rosso nell’epopea Guardiola. Ci sono anche John Stones e Ilkay Gundogan, ma questi due non faranno parte – almeno sulla carta – dell’undici titolare del Manchester City 2022-2023. È cambiata tanto la creatura di Pep in questi anni, ha vinto tutto quello che c’era da vincere in patria, sfiorando solo invece la tanto agognata Champions League.

Kevin De Bruyne
Il centrocampista belga, Kevin De Bruyne, è l’ultimo titolare rimasto da quando Guardiola si è seduto sulla panchina del City (Ansa)

Chi giocava nel primo Manchester City di Guardiola oltre De Bruyne?

Brucia ancora la sconfitta in finale 2021 contro il Chelsea di Tuchel, ma gli arrivi di Haaland, Phillips e Alvarez sono un chiaro segnale riguardo alle intenzioni del City. Una squadra che si presenta come favorita ai nastri di partenza della Premier, competizione nella quale debutterà domenica 7 agosto, a Londra, contro il West Ham. De Bruyne sarà il portabandiera del vecchio City, quel City che all’arrivo di Pep si schierava con Claudio Bravo in porta; linea a quattro di difesa composta da Zabaleta, Stones, Otamendi e Kolarov. Fernandinho era il perno centrale in mediana, con David Silva e Gundogan intermedi, mentre Sterling e De Bruyne avevano il compito di supportare Aguero.

Oggi, invece, il City si presenterebbe in campo con questo undici: Ederson in porta; Walker, Ruben Dias, Laporte e Cancelo in difesa. Rodri in mediana, con De Bruyne e Bernardo a fluttuare tra le linee, Mahrez e Foden a dare vivacità sugli esterni e a supportare Erling Haaland. Il norvegese è la punta di diamante del nuovo City, l’uomo che deve garantire gol e peso a un attacco che ha patito la parabola discendente e l’addio di Aguero. L’obiettivo è confermarsi in Inghilterra e alzare una Champions che per Guardiola sta diventando quasi un’ossessione.

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