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Economia

Mutui a tasso fisso o variabile: quali scegliere dopo il rialzo della Bce

Published by
Francesco Gnagni

31Di fronte ai movimenti sui tassi e al rialzo operato nei giorni scorsi dalla Bce sui tassi d’interesse, torna la fatidica domanda relativa ai mutui: quale conviene scegliere?

Dopo la mossa della Bce ci sono infatti diversi conti da fare. Se infatti i mutui indicizzati ancora decisamente meno cari, questo vantaggio ancora esistente rischia di sfumare in ben poco tempo, nel caso in cui i tassi continueranno a salire. In sostanza, dopo la mossa della Bce si potrebbero verificare conseguenze nient’affatto piacevoli su diversi fronti.

(Ansa)

Tuttavia, il problema non dovrebbe riguardare tutti i mutui ma solamente quelli variabili indicizzati al tasso Bce, che sono cioè solo una piccola parte rispetto al totale. Vale a dire dei particolari prodotti che, a parità di spread, solitamente tutte le banche offrono in alternativa ai prodotti parametrati a Euribor. Tuttavia, si tratta di opzioni che finora hanno sempre riscontrato ben poco interesse da parte dei clienti. 

In ogni caso, resta il fatto che nonostante l’aumento i tassi variabili continuano comunque a costare meno di quelli a tasso fisso. Ma non per questo significa che siano i più convenienti in assoluto. Di sicuro, infatti, il livello di rischio che ci sia assume è maggiore rispetto a quelli a tasso fisso, ben più alti ma con la certezza di quanto continueremo a pagare per tutta la durata del mutuo. 

Per capire infatti in quale opzione dirigersi, dobbiamo tenere in mente che l’aumento dei tassi di 50 centesimi voluto dalla Bce, dopo 11 anni di abbassamenti, è stato già scontato dall’Euribor, che nell’ultimo mese ha registrato l’aumento di 25 centesimi per il parametro a un mese e di 45 centesimi per il trimestrale. Ma la forbice di costo tra variabili e fissi rimane comunque abbastanza ampia.

Mutui, quali scegliere: le possibili ipotesi secondo le prime simulazioni

Se si prova a fare una simulazione sul sito mutuiOnline.it i dati, aggiornati al 20 luglio, ipotizzando un finanziamento da 150 mila euro per l’acquisto di una casa dal valore di 200 mila parlano di un tasso fisso a 20 anni con un costo medio del 3,10 per cento, equivalente a una rata da 839,43 euro. Mentre invece per quanto riguarda il variabile si parla di un tasso pari allo 0,97 per cento con una rata iniziale di 687,84 euro. In termini reali, si parla di 152 euro di differenza al mese, non di poco conto. 

Sui finanziamenti trentennali i fissi si attestano invece al 3,08 per cento, per una rata da 638,90 euro, e i variabili all’1,08, con rata iniziale da 487,99. Anche qui, la differenza è comunque alta, a patto che però ci si faccia carico dell’incognita sul costo del denaro. In sostanza, la scelta del variabile è ad oggi una possibilità da prendere in considerazione solo nel caso in cui si sia propensi al rischio, ma si abbiano anche le spalle coperte nel caso di possibili aumenti significativi dell’Euribor.

Tuttavia, ad oggi si cerca in genere di scongiurare scenari troppo negativi, ma va sempre ricordato che nel 2008 l’Euribor a tre mesi finì per arrivare a ben 550 centesimi, con i tassi che sfioravano il 7%. Sperando che una situazione simile non si ripresenti.

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Francesco Gnagni