Un’aggressione durata pochi minuti e sfociata nel peggio, nessun intervento ma solo riprese, Lavenia: “Viviamo come se fossimo in un reality”
Quanto accaduto nei giorni scorsi a Civitanova Marche ha dell’incredibile: l’aggressione a Alika Ogorchukwu ha portato alla morte dell’ambulante nigeriano. Il tutto è accaduto sotto gli occhi di numerosi passanti che non hanno placato la situazione, ma che hanno invece provveduto a filmare la vicenda con il telefono. In merito a questo è intervenuto in esclusiva ai microfoni di Notizie.com Giuseppe Lavenia, psicologo psicoterapeuta e presidente dell’Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche, GAP e Cyberbullismo “Di.Te.”.
Se ci stiamo domandando cosa può scattare nella mente umana per decidere di riprendere un omicidio invece che impedirlo, il dottor Lavenia spiega: “Più che altro possiamo dire cosa ‘non scatta’. Molto spesso la paura prende il sopravvento, gli spettatori passivi esistono da sempre, si chiamano ‘apatici’: il timore può bloccarti, quindi questa emozione può verificarsi. Quello che non è scattato è stato un elemento fondamentale come l’empatia, il mettersi nei panni dell’altro. Invece di intervenire, chiamare i soccorsi e fermare la vicenda, non ci siamo messi nei panni altrui perché purtroppo piano piano anche la tecnologia ci sta allontanando dalla realtà. I social lavorano sulle emozione ma tendono a dissociarle e non ti permetto di rappresentarle, di esprimerle e quindi non ti fanno cogliere ciò che prova l’altro. Queste persone avranno preso il telefono per paura e poi hanno condiviso senza mettersi nei panni di questo povero uomo, se posti non lo senti sulla tua pelle“.
Quindi con l’avvento dei social network potrebbero verificarsi sempre più casi analoghi: “Purtroppo stiamo creando una società in cui la spettacolarizzazione delle immagini va per la maggiore: non a caso i social che vanno di più sono quelli che permettono di postare video o foto; sarà sempre più normale condividere ogni tipo di evento, dal bambino appena nato alle situazioni estreme. La spettacolarizzazione porterà a mostrare sempre più queste immagini; il problema è che potrà diventare ‘normale’, perché l’abitudine porterà a quello. C’è inoltre chi posta esclusivamente per i followers, ma mi auguro non si questo il caso“.
A proposito dell’ipotesi di omissione di soccorso, il dottore chiarisce: “Non ci sono gli estremi perché la colluttazione era in corso, nessuno sapeva ciò che sarebbe potuto accadere. Ciò che dovevano fare era chiamare rinforzi, ma l’omissione di soccorso si verifica quando c’è un incidente: qui il tutto è durato 4 minuti, massimo 10 complessivamente. A mio avviso, i tempi erano molto brevi, non ci sono gli estremi per un’omissione di soccorso ma tali situazioni ci devono far riflettere su cosa stiamo diventando, stiamo regredendo. Da sempre ci sono gli spettatori, anche nei delitti, però mancava l’aspetto della condivisione come fosse un reality. Se non avessimo avuto il telefono in mano forse qualcuno dei presenti avrebbe fatto qualcosa, urlato o bloccato la lite“.