In esclusiva, ai microfoni di ‘Notizie.com’, parla Gilberto Cavallini accusato della strage di Bologna che si verificò il 2 agosto del 1980. A quarantadue anni dall’anniversario il nativo di Milano ha voluto dire la sua
Gilberto Cavallini ha voluto dire la sua in merito alla ricorrenza dell’anniversario della strage di Bologna che si verificò il 2 agosto del 1980 nei pressi della stazione centrale della città romagnola. In quella occasione morirono 85 persone e 200 rimasero ferite. Ai nostri microfoni ci ha tenuto a ribadire la sua totale estraneità visto che il suo nome è stato accostato proprio a coloro che hanno effettuato questo attentato terroristico, considerato il più grave dal secondo dopoguerra.
Queste sono alcune delle sue parole: “Non sono disposto ad accettare passivamente tutto ciò che viene consumato sulla nostra pelle. Non mi riferisco solamente a coloro che sono stati condannati per questa vicenda: Francesca (Mambro, ndr), Valerio (Fioravanti, ndr), Luigi (Ciavardini, ndr) ed io. Non mi riferisco a tutta la comunità politica, ovvero tutte quelle donne, uomini e ragazzi ai quali mi sento legato sentimentalmente sui quali purtroppo questa vicenda ha avuto e avrà delle ricadute“.
Ci ha tenuto a ribadire che per ribaltare questa situazione non ha degli strumenti efficaci. Sia dal punto di vista giudiziario che da quello mediatico. “Senza contare, salvo rare eccezioni, l’assoluta assenza di una sponda politica. Dal punto di vista giudiziario ogni palla che si è aperta è sempre stata ignorata e poi tappata con argomentazioni prive di razionalità. Il caso più clamoroso riguarda il mancato ritrovamento da parte di una delle vittime, ovvero la signora Maria Fresu. La Corte di Assisi mi ha condannato in primo grado, senza che di essa sia stata trovata neanche un’unghia. Unico caso su 85 vittime accertate”.
Non solo, ha aggiunto anche che nell’urna che avrebbe dovuto contenere i resti della signora Fresu, che sono stati riesumati per approfondire le ricerche del DNA, è stata rinvenuta una maschera facciale che non solo non è risultata appartenere alla stessa ma a nessuna delle vittime accertate e riconosciute. “Siamo difronte dinanzi ad una vittima sconosciuta, l’86ma. Secondo gli esperti dovrebbe trattarsi di una donna sudamericana. Anche se tra le vittime accertate e riconosciute non esiste nessuna donna sudamericana“.
In merito a questa vicenda ha ribadito che tornerà a chiedere una perizia comparativa nel corso dell’appello, in attesa di ulteriori risposte. “Quello che è emerso finora attesta la sparizione di due corpi. Tutto ciò in un processo normale dovrebbe bastare per far gridare allo scandalo e rimettere tutto in discussione“.
In conclusione: “Dal punto di vista mediatico c’è uno schieramento trasversale di giornalisti e scrittori di sinistra che ha criticato duramente le sentenze. Questo, però, non è stato sufficiente per sollevare il caso in maniera efficace. Anche perché le voci isolate non potranno mai competere con la forza mediatica avversa. Quanto la mancanza di una sponda politica non mi faccio illusioni che la situazione possa cambiare.
Alcuni parlamentari hanno criticato le sentenze e in risposta sono stati imbastiti nuovi processi. Per ottenere qualche risultato utile serve molto di più, anche se sperare in una presa di posizione di uno schieramento trasversale che chieda ed ottenga tutti i punti che ho sollevato temo che rimarrà quello che è: una mia speranza. Questa è la situazione, ma sia io che condividono questi pensieri dobbiamo batterci per la verità sostenuti dalla sacrosanta certezza che nessuno di noi era a Bologna“.