Alessandro Pellegrini, avvocato di Gilberto Cavallini, in esclusiva a ‘Notizie.com’: “Il mio assistito e i Nar non hanno nulla a che vedere con la strage di Bologna”.
Notizie.com ha contattato l’avvocato Alessandro Pellegrini, il legale di Gilberto Cavallini, per fare il punto sul processo che vede il suo assistito tra gli imputati per la strage di Bologna.
Avvocato, sono passati 42 anni dalla strage di Bologna e ancora si è alla ricerca della verità. A che punto sono le indagini?
“Le indagini non ci sono più. C’è un processo a carico di Gilberto Cavallini che è in attesa di celebrazione dell’appello. Che io sappia non sono in corso altre inchieste“.
Il processo di Appello nei confronti del suo assistito Cavallini è stato rinviato di un anno e mezzo. Una decisione che sembra essere ancora oggi incomprensibile.
“La spiegazione è che vogliono riunire questo processo con quello a carico di Paolo Bellini. Processo che è stato celebrato successivamente a quello di Cavallini e che è terminato con la sentenza di primo grado emessa nell’aprile di quest’anno. Vogliono riunire questi due processi“.
Ai nostri microfoni Cavallini si è detto pronto a fare di tutto per arrivare la verità. Avete già deciso una strategia difensiva per il processo di secondo grado.
“La nostra strategia è ben nota. Cavallini e i Nar non hanno nulla a che vedere con la strage di Bologna. Sono dei colpevoli di comodo che sono stati condannati perché la strage deve per forza avere un sugello fascista. Così è stato sin dall’inizio. Questa è stata un’indagine a senso unico. Gli inquirenti non hanno considerato alternative. Quella era l’unica pista possibile e alla fine hanno condannato coloro che erano già stati condannati ancora prima di celebrare il processo“.
Si arriverà alla verità?
“Io penso che ultimamente siano stati fatti passi importanti. Abbiamo scoperto che il cadavere di Maria Fresu non è stato mai ritrovato. E questo non è possibile visto che nessun corpo viene polverizzato da un’esplosione. Quindi non si sa che fine abbia fatto. E, inoltre, abbiamo stabilito con la prova del Dna che quel frammento di volto in realtà non era di Maria Fresu, ma di una persona sconosciuta, mai reclamata e di cui non si sa nulla. Il corpo è stato rinvenuto molto vicino alla fonte dell’esplosivo e questo è dimostrato dal ritrovamento dal particolare tipo di lesione e i periti hanno detto che quel tipo di lesione potrebbe essere provocata solo da presenza fisica molto ravvicinata rispetto alla fonte esplosiva. La cosa che lascia stupefatti è che nessuno sollevi la questione di chi sia questa persona anche perché poteva essere lei la trasportatrice dell’ordigno. Gli stessi periti hanno stabilito che l’ordigno non pesava più di 15 kg per cui era possibile anche per una ragazza trasportarlo. A tutto questo leghiamo la questione del lodo Moro e tutto conferisce a questa ipotesi caratteri di concretezza, logicità, ragionevolezza assai superiori agli indizi fragili che hanno portato alla condanna dei Nar“.