Il Superbonus del 110% si stava per concludere nel peggiore dei modi. Con un sequestro e la vittima picchiata e minacciata. Le indagini, poi, sono andate avanti
Ha davvero dell’incredibile la storia che riguarda la ristrutturazione con l’agevolazione del Superbonus del 110% che poteva terminare nel peggiore dei modi, anche se la vicenda ha decisamente un qualcosa di terribile. Stiamo parlando del sequestro da parte di un uomo. Quest’ultimo è stato picchiato, umiliato e fotografato mentre era stordito. Il motivo di tutta questa ferocia aggressione? Solamente per ottenere soldi. A fare chiarezza in merito ci hanno pensato direttamente i poliziotti della squadra mobile che hanno ricostruito, per filo e per segno, la vicenda.
Il 28 luglio è stata emanata una ordinanza con la quale il gip di Roma, dopo la richiesta da parte della Direzione Distrettuale Antimafia, ha avviato la misura di custodia cautelare in carcere nei confronti di un uomo di 35 anni, colpevole di tutto questo. Le accuse nei suoi confronti sono gravi: tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, sequestro di persona a scopo di estorsione e molto altro. Il tutto è accaduto, però, il 9 maggio di quest’anno dopo che alla questura di Roma era arrivata una segnalazione di un sequestro avvenuto ad Aprilia. A lanciare l’allarme ci ha pensato la responsabile di una società della zona della Magliana.
Cosa ha raccontato? Che un suo collaboratore era stato sequestrato dal titolare di una ditta che si occupa nel settore dei lavori edili. Erano stati affidati dei lavori di ristrutturazione di un immobile ad Anzio con l’agevolazione del Superbonus e di alcuni locali della Capitale. Sì, perché tutto questo? Il gesto era da ricondurre a un credito che era stato vantato dal 35enne nei confronti della società capitolina. Dopo che era stato stipulato il contratto la ditta del 35enne aveva iniziato i lavori ancor prima di firmare la documentazione richiesta. Opere che costavano 10mila euro. I giorni passavano, ma il colpevole iniziava a diventare minaccioso visto che pretendeva l’intera somma sin da subito.
Il primo tentativo per effettuare il bonifico è andato in fallimento visto che il numero di Iban era errato (datato 6 maggio). Tre giorni dopo la società romana ne fa un altro dal valore di 3mila euro. Troppo tardi per l’aggressore che era già passato alle maniere forti. Dopo aver dato appuntamento ha costretto la vittima a salire nella sua auto e lo ha sequestrato per cinque ore. Ore infernali visto che lo stesso è stato minacciato e picchiato. Non è finita qui visto che, proprio come nei film, il 35enne per cercare di ottenere i soldi aveva inviato ai vertici aziendali foto e video della vittima con il volto tumefatto. La vittima è stata rilasciata con 320 euro in contanti e altri 1300 che ha prelavato al bancomat.
Solamente dopo aver ottenuto il pagamento il colpevole ha deciso di lasciare andare via la vittima. Anche se si trattava di una condotta fin troppo estorsiva. Le indagini, però, non si sono affatto fermare qui. Si è saputo che il 35enne, nativo di Napoli, su Whatsapp inviava dei messaggi con tanto di minacce dove sottolineava i rapporti che aveva con la camorra: se non avesse ricevuto la somma richiesta avrebbe fatto intervenire alcune persone poco affidabili. Per lui, però, si sono aperte le porte del carcere.