44 suicidi da inizio 2022: la strage silenziosa e ignorata nelle carceri

Una storia agghiacciante del nostro paese che dovrebbe far riflettere, ma di cui nessuno parla. E tace il Governo

Una strage. Vera. Di cui nessuno parla. “Una strage voluta”, sentenzia il Riformista. Si, è pesante affermarlo, ma è così perché nessuno parla e dice nulla su una situazione brutta, terribile e agghiacciante. Quattro suicidi in quattro giorni, e siamo a quarantaquattro dall’inizio dell’anno. Si chiama morire di carcere, morire di voglia di libertà, di assenza di giustizia.

Ci sono stati 44 suicidi da inizio anno nelle carceri italiane (foto Ansa)

Il cappio al collo non è solo quello che ti stringe e ti soffoca fino all’ultimo goccio di respiro. È anche il simbolo di quella vita che ti sta stretta, della giustizia che rinchiude il tuo corpo perché non sa in quale altro modo sanzionare le tue trasgressioni. E lo stringe, lo stringe fino a quando non c’è più l’aria né la vita. Donatella e le altre e gli altri non ci sono più. Un cappio al collo nella sezione femminile di Rebibbia. Darsi la morte ad Ascoli Piceno o a Verona a soli 27 anni. O ancora la pena dell’impiccagione data a se stesso a Brescia, a Canton Mombello, mentre stai già un po’ morendo perché sei in un reparto di massima sicurezza, dove dovrebbe esserci anche la massima sorveglianza, e sei spaventato perché ti ritrovi in isolamento causa covid, e stringere il tuo collo, a soli 47 anni, ti sembra la soluzione di tutto, in quel momento. E così, giorno dopo giorno, a Sassari, a Pavia, a Viterbo, e persino a Bollate, il carcere di minima sorveglianza”.

Mattarella aveva chiesto impegno a fare qualcosa al Parlamento: parole a vuoto

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Le carceri in Italia non sono tutte così anzi la maggior parte sono ridotte in condizioni pessime (Ansa)

Eppure era stato chiaro e perentorio il Presidente Sergio Mattarella, nel giorno del suo secondo insediamento, quando aveva scelto di parlare di giustizia e di carcere. Quando si era impegnato, e aveva impegnato il Parlamento a fare qualcosa, qualunque cosa perché questa strage avesse termine. Parole andate a vuoto. E chissà se almeno lui si renderà conto di questa strage in corso. Ma che cosa sta succedendo, se il sovraffollamento ha superato il livello di guardia già alto dell’anno scorso, e se il numero dei suicidi aumenta vorticosamente, e ha già superato di dieci unità i 34 morti del 2021? Certo, fa molto caldo, e le carceri italiane sono sotto ogni standard di dignità umana. Certo, abbiamo tutti sofferto, e in particolare coloro che sono reclusi, lo stress e la paura per l’epidemia da covid.

Ma c’è qualcosa di più. C’è la consapevolezza della totale disattenzione del mondo politico, del mondo intero, forse, per le questioni di giustizia, per quelle vere di coloro che, dopo aver strappato il patto con la propria comunità, non riescono più a ritrovare il bandolo che possa portare alla ricucitura. Perché non solo nessuno li aiuta, ma si ha la sensazione che molte forze politiche abbiano un certo godimento a cacciarli sempre più giù, a tenerli costantemente con la testa sotto il pelo dell’acqua. E allora, tanto vale andare giù del tutto. In tanti modi. Con il suicidio esplicito, con il cappio al collo. Ma anche in altri modi. Con l’abuso di farmaci, per esempio. O anche con il lasciarsi morire lentamente, perché se hai una grave patologia, come quelle oncologiche, per esempio, sai già che non ti lasceranno comunque andare a morire in un luogo dignitoso, e quindi ti suicidi in carcere lasciandoti andare. Perché sai che di te, di te numero prima che persona, non importa a nessuno, a parte i tuoi cari. Ma a nessuno delle istituzioni, tanto per dire.

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