L’idea dell’ex forzista era un’altra, ma adesso con gli ultimi movimenti rischia di veder vanificate tutti o quasi i suoi progetti
Dalla padella alla brace. O forse peggio. Da Forza Italia a Fratoianni e Speranza, passando con “Azione” a fare la stampella del Pd di Enrico Letta. Così Carlo Calenda, come si fa con i vecchi amici, ha appena rinnovato il sodalizio: guarda caso nel momento del bisogno. Altro che sogni di centro liberale e draghismo rampante. È finita, al contrario, con Mara Carfagna e Mariastella Gelmini sacrificate politicamente sull’altare della “ragion di Stato” della solita sinistra: fare l’ammucchiata per sbarrare la strada – o almeno complicare la vita – al centrodestra. Proprio ciò che Calenda negava, col consueto tono sprezzante, di voler fare: a maggior ragione con i grillini pentiti e la sinistra ambientalista e radicale. E invece è finita esattamente così.
Il “grande affare” prevede nessun collegio uninominale blindato per le ex ministre di Forza Italia che hanno lasciato la casa del padre convinte di seguire l’agenda Draghi per poi ritrovarsi indicate come «figure divisive» dallo stesso pifferaio magico che le ha condotte dritte-dritte alla corte del Nazareno. Ben lieto, ancora Calenda, scrive il quotidiano Libero, di trattare sulla loro testa l’accordo con il leader del Pd. Dovranno sperare, le due ministre uscenti, che gli elettori non fuggano troppo dalla scelta del leader di Azione di annacquarsi con il Pd e di essere ben inserite nella quota proporzionale: o come capilista o almeno nella posizione e nella località giuste per esserci al prossimo giro.
E pensare che i progetti di Carfagna e Gelmini, giusto qualche giorno fa, erano di tutt’altra natura: “Qui ho la certezza di trovarmi in un partito in cui nessuno si sognerà di tramare con la Russia o la Cina alle spalle del governo“, sospirava la prima il giorno dell’adesione ad Azione. “Basta con chi ha messo le impronte digitali sulla caduta dell’esecutivo mettendo a repentaglio l’Italia e girando le spalle agli italiani“, tuonava a sua volta la seconda.
Con il passare delle ore, avvicinandosi minacciosamente l’ipotesi di finire stritolate nel Pd, le due ex azzurre avevano cercato in tutti i modi di avvertire Carletto: “Solo se andiamo da soli potremmo prendere i voti del centrodestra“, “Abbiamo difficoltà a far accettare l’alleanza con il Pd“. Niente da fare: Calenda, come è avvenuto per le Amministrative di Roma, quando arriva il momento torna subito a indossare la casacca filo-Pd.