Era la notte tra il 4 e il 5 agosto del ’62 quando la diva delle dive fu trovata senza vita sul suo letto, nuda, accanto un flacone di sonniferi vuoto
Terribilmente sexy, incredibilmente dolce, la morte di Marylin Monroe sconvolse il mondo. Mentre lei moriva misteriosamente, nasceva il suo mito e, a 60 anni di distanza, i riflettori su una diva senza tempo sono ancora accesi.
Un personaggio che ha segnato per sempre l’essenza della diva sexy e fragile, attualissima se si pensa alle sue caratteristiche, l’irrequietezza, gli stati d’ansia, le cure psichiatriche, con una madre affetta da schizofrenia che l’ha abbandonata e non è neppure andata al suo funerale perché incapace di riconoscerla, ecco perché Marilyn ancora oggi fa parlare di sé.
Nella notte tra il 4 e il 5 agosto di 60 anni fa, nella sua casa di Brentwood, a Los Angeles, moriva Marilyn Monroe, a soli 36 anni. Era sola. Infelice. Forse depressa. Forse assassinata da qualcuno. Chissà. Ma l’’archiviazione ufficiale come suicidio per un mix di barbiturici è una delle decisioni più controverse che la storia ricordi. Forse per la sua fine misteriosa, lei mito del cinema, ma anche donna simbolo delle fragilità umane e icona di successo e bellezza assoluta, la sua morte ha rappresentato inevitabilmente il passaggio nel mito senza tempo. Riassumere la vita di Marilyn Monroe in poche righe è quasi impossibile. Di certo tutti la conoscono. Ciascuno le affibbia una (o più) delle infinite immagini iconiche che l’hanno caratterizzata. Quella con l’abito rosa con collier e bracciali di diamanti di Gli Uomini preferiscono le bionde. Quella con l’abito bianco che, sulla grata di una metro, svolazza in Quando la moglie è in vacanza. Quella del quadro di Andy Warhol in versione pop con il volto rosa, capelli gialli, ombretto azzurro, venduto all’asta per 195 milioni di dollari, la cifra più alta mai pagata per un’opera del XX secolo. Quella con l’abito attillato color carne indossato a Madison Square Garden per i festeggiamenti del compleanno del presidente John Fitzgerald Kennedy, quando ha cantato per il suo amante davanti a circa 15mila persone Happy Birthdat Mr President.
Ha avuto tre mariti, prima James Dougherty, poi la storia tutta americana con il campione di baseball Joe DiMaggio, infine Arthur Miller. Nessun figlio, ma innumerevoli aborti dichiarati apertamente da lei stessa, non ha mai saputo chi fosse suo padre. Puntava solo ad essere sempre meravigliosa, ma anche ricca. Cercava la felicità, ma la tristezza l’ha sempre scavalcata. E la leggenda che vuole la sua morte un suicidio commissionato addirittura da Robert Kennedy e commesso dal Ralph Greenson con un’iniezione letale o anche che la mafia di Chicago l’abbia assassinata per vendicarsi dei Kennedy, ha fatto si che neanche sul punto di morte ha trovato quella pace interiore che ha sempre inseguito.