Ancora una burrascosa discussione tra le due arcinemiche del movimento sulle candidature e sulle scelte da adottare
Riesplode la guerra tra le arcinemiche del Movimento 5 Stelle, l’ex sindaca di Roma Virginia Raggi e, l‘assessore alla Transizione Ecologica e Digitale della Regione Lazio Roberta Lombardi. Questa volta, scrive Il Messaggero, a dar fuoco alle polveri è stata la Raggi, la quale parlando delle alleanze con altri partiti tentate da Giuseppe Conte in vista delle prossime elezioni politiche, due giorni fa aveva scritto: “Si abbia il coraggio di chiudere anche con le pseudo alleanze di comodo in quei Comuni o in quelle Regioni laddove è evidente anche alla luce dei programmi che non c’è conciliabilità“.
Ma la ex prima cittadina della Capitale non si era fermata qui e aveva proseguito rincarando la dose: “Si prenda il caso di un tema come quello della transizione ecologica e dell’inceneritore, che a livello nazionale ha scosso l’anima ecologista del Movimento 5 Stelle mentre in Regione Lazio pare non riuscire a smuovere neanche una foglia. Altrimenti ci troviamo di fronte alle solite chiacchiere elettorali“. Apriti cielo.
Tra le due Raggi e Lombardi volano parole grosse e tutto si complica
Parole che in casa pentastellata hanno avuto l’effetto del big bang, infatti i grillini non hanno votato la fiducia a presidente del Consiglio, innescando la fine dell’Esecutivo, proprio perché aveva messo nel decreto aiuti la norma per la costruzione del termovalorizzatore di Roma. Mentre nel Lazio dove Zingaretti e la Lombardi lavorano fianco a fianco al piano rifiuti, non è successo politicamente nulla. Troppo per l’assessore alla Transizione Ecologia di Zingaretti, che con la sua compagna di partito Raggi ha un conto in sospeso da anni, quando fu affiancata dal Movimento all’allora prima cittadina in una sorta di mini direttorio capitolino ma da cui si dimise in aperta polemica per la gestione di Roma.
La nuova stoccata della prima capogruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera, alla ex sindaca alla quale ha prima ricordato che “rispettare il mandato elettorale significa anche saper creare le condizioni, quando non si hanno i numeri necessari, per poter realizzare il programma per il quale i cittadini ci hanno votato“. Poi la Lombardi, su Raggi, ha sottolineando come «sono i risultati raggiunti che parlano del nostro operato e per i quali saremo giudicati alle urne. Perché in fin dei conti si può anche governare Roma per cinque anni e mezzo avendo la maggioranza ma se alla fine del mandato i cittadini ti mandano a casa, senza nemmeno farti arrivare al ballottaggio, allora è il caso di farsi una domanda». E già così ce ne sarebbe stato abbastanza per chiudere un confronto già ruvido.