Il segretario Dem attacca le donne e la Meloni e fa una gaffe sessista: “Mostri il suo vero volto”. Ma le femministe tacciono e non dicono nulla
“Incipriata? Macché, diremmo piuttosto incavolata. Anzi incavolatissima”. E sulle guance di Letta, altro che cipria, arriva uno schiaffone. Povero Enrico, come un marito mollato sull’altare alla vigilia delle nozze, ha perso un po’ di lucidità e forse bisogna capirlo. Il matrimonio elettorale con Carlo Calenda è sfumato in appena cinque giorni perché il quasi consorte, dopo avergli stampato un bacio (di Giuda) a favore di telecamere, ha preferito scappare con l’amante (Renzi), e ciao ciao. A scriverlo è Libero. In difficoltà in tutti i sondaggi, il padrone di casa del fu campo largo ha pensato quindi di attaccare la principale avversaria, Meloni, la quale però veleggia su percentuali in costante ascesa, si esprime con la stampa estera in un inglese fluente, per non parlare di spagnolo e francese, e non è certo una donna immagine della politica a differenza di certe figurine del Pd messe lì all’ultimo momento solo in ragione delle quote rosa.
Ecco la sparata del segretario: “Giorgia Meloni sta cercando di riposizionarsi, cambiare immagine, incipriarsi. Mi sembra un’operazione abbastanza complicata quando i punti di riferimento sono la Polonia e Orban“. A stretto giro arriva la replica della presidente di Fratelli d’Italia: “Non ho bisogno di “incipriarmi” per essere credibile. La posizione di Fdi in politica estera è coerente e chiara. E ha come stella polare la difesa dell’interesse nazionale italiano“.
Letta attacca le donne, ma le femministe restano in silenzio dopo la gaffe
Le femministe, loquaci solo contro il centrodestra, ovviamente tacciono, ma lei va oltre, perché quel riferimento alla cipria è un assist servito su un piatto d’argento da chi ogni giorno pontifica sul ruolo delle donne e su una sinistra attenta alla parità di genere. Meloni assesta il colpo: “Caro Letta, al netto della misoginia che la tua frase tradisce e dell’idea secondo la quale una donna dovrebbe essere attenta solo a trucchi e borsette, il vostro problema è che non ho bisogno di “incipriarmi“per essere credibile“. La stoccata finale è per le alleanze stipulate dall’ex premier in vista del voto: “Non accettiamo lezioni da chi si erge a paladino dell’atlantismo ma poi stringe patti con la sinistra radicale nostalgica dell’Urss», è la replica di Giorgia. “Noi non abbiamo bisogno della cipria, mentre voi non riuscireste a coprire le vostre contraddizioni neanche con lo stucco“.
E dire che i due erano diventati quasi una coppia di fatto: insieme alle presentazioni dei libri, insieme a un evento alla Luiss. Adesso, però, c’è la campagna elettorale e, come si dice a Roma, la guera è guera per cui va bene il confronto, ma ci sono le elezioni da vincere. E da una parte c’è una donna, leader di un partito di destra, che stando all’opposizione di ogni inciucio e puntando su un programma mai cambiato nel tempo, ha guadagnato consensi al punto da ambire a diventare premier. Dall’altra, c’è il segretario del Pd in evidente affanno: sperava di contenere le perdite e invece ora si trova a fronteggiare non soltanto il centrodestra mangia-collegi, ma anche il famigerato Terzo Polo e pure i rivali interni, che gli contestano errori e passi falsi. Un settebello rosa che va da Elly Schlein alla Camusso, da Ylenia Malavasi a Silvia Roggiani. Ma è il vecchio problema dei dem da sempre alle prese con la questione femminile che il segretario (uomo) prova a risolvere nominando lui le donne, come se fosse questa la grande prova del rispetto della parità di genere. Mentre nella coalizione avversaria una leader donna c’è, e non è stata imposta da alcun maschio