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Cronaca

La Verità: ecco chi sono i 961.000 prigionieri di Speranza

Published by
Daniele Magliocchetti

In Svizzera e oltre il Brennero, gli infetti senza sintomi possono uscire. In Italia sette giorni chiusi e isolati a casa

Un atto d’accusa bello e buono. Provato sulla sua stessa pelle. A parlare è il direttore del quotidiano La Verità, Maurizio Belpietro che, risultato positivo, è stato costretto a restare a casa, pur essendo sano e non avendo alcun tipo di problema. “A causa del lavoro che faccio, ogni settimana sono costretto a sottopormi a un tampone perché altrimenti, green pass o no, gli studi televisivi non mi consentirebbero l’accesso. Dunque, diciamo che con i test ho una discreta familiarità, al punto che qualche volta me li faccio da solo. E così è stato anche due settimane fa: mi è bastato infilarmi quella specie di cotton fioc nel naso e poi metterlo a contatto con il liquido nella provetta, facendo scendere un paio di gocce sul tampone anti Covid, per scoprire di essere positivo”.

Tampone (screenshot video YouTube)

Il racconto di Belpietro si fa pesante. “Niente di male: visto che la maggior parte delle trasmissioni televisive sono sospese, non avevo neppure il problema di rinunciare agli inviti dei talk show. Quanto al giornale, ormai si può scrivere anche stando a casa. Come nella maggior parte dei casi, per lo meno di quelli a me noti, il virus ha significato un paio di giorni con un po’ di mal di gola e un leggero raffreddore, accompagnati da qualche linea di febbre. Niente dolori, nessuna tosse grassa, solo un po’ di debolezza, ma nulla di più. Il tutto si è risolto in 48 ore, in cui mi sono tenuto a uno stretto isolamento. Volendo, il terzo giorno avrei potuto farmi una passeggiata, tenendo una Ffp2 su naso e bocca ed evitando di accedere in luoghi chiusi o di incontrare qualcuno. Che male avrei potuto fare ad altri? Credo nessuno, perché all’aperto e senza contatti non credo che si possa trasmettere il virus. Come abbiamo ormai capito, il Covid si diffonde in spazi ristretti e quando si sta a una distanza ravvicinata”.

In Svizzera, Austria e altri paesi l’isolamento se si è positivi è stato cancellato. In Italia no

Speranza chiarisce le novità sulla quarta dose e sul vaccino adattato ad Omicron (Ansa)

Purtroppo, spiega Belpietro nel suo editoriale e racconto personale, nonostante mi sentissi in forma e non avessi più mal di gola o raffreddore, le rigide norme del ministro della Salute mi imponevano di rimanere agli arresti domiciliari e così ho fatto: si sa mai che qualcuno mi accusasse di essere un untore. Detto ciò, mi domando che senso abbia imporre una quarantena in casa lunga una settimana o dieci giorni, soprattutto quando il contagiato non abbia più sintomi. Altrove si è stabilito di darci un taglio, riducendo il periodo di isolamento ai primi giorni di malattia, consentendo poi alle persone di uscire se non hanno più sintomi. In Austria, di recente hanno addirittura consentito che gli insegnanti positivi e asintomatici possano tornare in aula a fare lezione, a patto che tengano la mascherina, ma da tempo a chi è contagiato è consentito di uscire di casa. Tutto ciò senza che vi sia stato un aumento dei casi.

Da Vienna a Berna: anche qui l’obbligo di isolamento è stato cancellato mesi fa, ma anche prima erano richiesti cinque giorni a casa passati quali, senza sintomi da 48 ore, si poteva uscire. Più o meno anche gli altri Paesi si sono orientati verso una maggiore tolleranza, anche perché negli ospedali non c’è alcuna emergenza e dunque provvedimenti straordinari non sarebbero compresi. E in Italia? Da noi tutto procede come avessimo le terapie intensive affollate di malati Covid. Se si risulta positivi, dopo il tampone bisogna rinchiudersi e attendere che trascorrano sette giorni se si è fatto il booster, che diventano dieci se non si è completato l’iter vaccinale. Per tornare in libertà però poi serve un tampone effettuato in farmacia, perché senza l’attestazione ufficiale di essere tornati negativi al Covid, l’isolamento deve essere mantenuto. Si dirà: però tutto ciò ci ha impedito di avere più contagi e più morti. No, nonostante Speranza, anzi forse a causa di Speranza e della sua conclamata inutilità, siamo il Paese dove il virus si è diffuso di più e dove si è registrato il maggior numero di morti.

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Daniele Magliocchetti