L’obiettivo stabilito dall’Unione europea a fine luglio per non dipendere più dalla Russia è di risparmiare il 15% sui consumi. Inizialmente gli Stati potranno decidere se aderire o meno in modo volontario, ma non è escluso che possa trasformarsi in obbligo
Tra luci nei monumenti spente e docce fredde, parte il piano di razionamento del gas all’interno dell’Unione europea. Sono tagli che almeno nella fase iniziale dovrebbero riguardare solo le strutture pubbliche e le attività commerciali, non i privati, ma comunque comporteranno una riduzione dei consumi che porterà a un risparmio complessivo del 15% – rispetto alla media ponderata degli ultimi 4 anni – che però per il momento e nel periodo tra agosto e marzo sarà solo su base volontaria.
Si tratta però di un regolamento approvato a fine luglio dai ministri dell’Energia, che ha ricevuto l’ok formale da parte dei rappresentati dei vari governi aderenti, a eccezione di Ungheria e Polonia. L’obiettivo è quello di poter sopportare eventuali nuovi colpi bassi da parte della Russia e quindi prevenirli. L’obbligo di aderire a queste riduzioni (che dunque in un primo momento saranno volontarie) entrerebbe in vigore – come spiegato da il Messaggero – solo se almeno cinque Paesi in difficoltà con gli approvvigionamenti chiederanno l’attivazione dell’allerta Ue. Successivamente questa dovrà essere confermata da un voto a maggioranza qualificata del Consiglio.
Dipenderà quindi in buona parte dalla buona volontà degli Stati, i quali potrebbero far ottenere all’Unione europea un risparmio tra i 30 e i 45 miliardi di metri cubi di gas grazie a queste riduzioni. Chiaramente ciascuno Stato avrà deroghe diverse, tenendo conto delle rispettive priorità a livello interno. Per quanto riguarda nello specifico l’Italia, l’obiettivo generale viene dimezzato: il nostro Paese, “fra stoccaggi virtuosi e ruolo chiave nel transito del gas verso gli altri Paesi Ue, potrà limitarsi a ridurre i consumi solo del 7%“. In riferimento alle repubbliche baltiche, invece, sono state messe a punto delle norme particolari, dal momento che sono ancora collegate alla rete elettrica russa. Non fanno parte invece del regolamento le Islanda, Cipro e Malta, isole che non hanno nulla a che vedere con la rete di distribuzione di gas.