Elezioni, Calenda mette le mani avanti: “Chiunque vinca non dura sei mesi”

Il leader di Azione torna a parlare: “Servirebbe una coalizione forte perché i dissidi interni sia da una parte che dall’altra sono forti”

Si avvicinano sempre di più le elezioni e chiunque dovesse prevalere, al governo non durerebbe “più di sei mesi“, viste le “enormi contraddizioni interne“, mentre l’Italia ha bisogno di proseguire sulla strada di un governo Draghi o che si ispiri al metodo Draghi, con una coalizione dei partiti più responsabili. Questa la previsione di Carlo Calenda, che in un’intervista al Corriere della Sera propone ai sui avversari una sfida in tv. In campo, dice, “non ci sono solo due poli, non si sta giocando una partita tra destra e sinistra. Ce ne sono quattro, guidati da Meloni, Letta, Conte ed io. E, lo chiedo fin da ora, noi quattro dobbiamo poter fare un grande confronto in tv per far capire agli italiani quello che c’è in ballo in queste elezioni, e cosa si propone davvero“.

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Calernda leader di Azione (Ansa)

Secondo Calenda, che punta a un risultato tra il 10% e il 15%, ricordando il 20% ottenuto alle comunali a Roma, “il nostro risultato servirà ad obbligare questi partiti irresponsabili ad andare avanti con Draghi invece di ricominciare a demolire il lavoro fatto“. “Con un governo a guida Meloni – aggiunge – non avremmo il fascismo, ma il caos“-

“Basta fomentare odio tra fascisti e comunisti”

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I simboli delle elezioni del 25 settembre del 2022 (Ansa)

Carlo Calenda chiede di archiviare “le vecchie e stantie battaglie di demonizzazione reciproca, ‘tu sei fascista’, ‘tu sei comunista‘” visto che “in questo momento al governo ci sono ministri seri che lavorano fianco a fianco della parte più responsabile della Lega, del Pd, così come i nostri“.

Il leader di Azione, sempre in un’intervista al Corriere della Sera, aggiunge: “E’ tutto così ipocrita, si fomenta odio quando c’è bisogno di una grande riappacificazione, che stava avvenendo con il governo Draghi ma che purtroppo si è interrotta perché mancava una grande forza riformista e liberale. Ora c’è – annota – riprendiamo il cammino“. Calenda nega poi che il risultato della presenza del terzo polo sia di fatto un aiuto al centrodestra, e rivendica che “se noi prendiamo dal 10 al 15 per cento si può fermare questo gioco della politica contro che ha dilaniato il Paese negli ultimi trent’anni“.

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