Una storia particolare ha caratterizzato sin dalle sue origini l’ex calciatore brasiliano che in Serie A ha vestito le maglie della Roma e della Sampdoria. Negli ultimi anni è diventata famosa la figlia, la modella trans Lea T
In carriera, senza contare il terzo posto ai Mondiali del 1978 e le due finali di Coppa dei Campioni disputate, ha vinto qualcosa come uno Scudetto, 4 Coppe Italia, una Supercoppa Italiana, una Coppa delle Coppe, una Copa Libertadores, 2 Coppe Intercontinentali, 2 Recope Sudamericane e una Supercoppa del Sudamerica. Stiamo parlando di Toninho Cerezo, ex calciatore brasiliano della Roma e della Sampdoria.
Uno che nel 1983 si è anche meritato una citazione nel primo “cinepanettone” della storia, il leggendario “Vacanze di Natale”, quando Luca Covelli, interpretando Carlo Urbinati, chiese alla fidanzata: “Secondo te dove lo festeggerà il Capodanno Toninho Cerezo?“, rispondendosi poi da solo: “Secondo me dorme, perché è un professionista“. Di sicuro è una storia molto particolare quella di Cerezo, così come quella della sua famiglia.
La famiglia particolare di Cerezo
La curiosità più recente è sicuramente quella legata al figlio Leandro, che ha cambiato sesso diventando Lea T e trasformandosi in una modella famosissima in Brasile, che in una vecchia intervista raccontò così la su scelta: “Non ho mai voluto maschere. Chiedevo solo a Dio perché mi avesse fatta così, imperfetta, quando la natura è sempre così perfetta. Ho trovato la risposta: perché proprio lui mi ha dato la forza per superare tutto. Mio padre me lo ha sempre detto“. E una storia particolare c’è l’ha anche il padre, “Moleza”, celebre in Brasile per essere un famoso clown al circo e un componente di una banda musicale, dove spesso era accompagnato anche dallo stesso Toninho. A 7 anni però Cerezo perse il padre e venne trasferito in un orfanotrofio, dove rimase fino a 12 anni, quando un allenatore di calcio, Ze das Camisas, lo invitò ad andare a giocare nella zona di Lourdes, quella dove si allena l’Atletico Mineiro. Lì comincia la sua carriera, perché l’arcivescovo di Belo Horizonte Don Serafin de Araujo riesce a farlo ospitare nella pensione che la società riserva alle sue giovanili. A quel punto l’ascesa è inarrestabile per Cerezo, premiato come miglior giocatore del campionato brasiliano con la Bola de Oro e per tre volte (1976, 1977 e 1980) entra nella top 11. Il resto è storia.