Come prepararsi e proteggersi da un attacco nucleare

Per il Center for the Study of Existential Risk dell’università di Cambridge pare “non ci siano molti preparativi in corso”

L’Occidente dovrebbe prepararsi al rischio reale di una guerra nucleare“, titolava sabato scorso il Telegraph un articolo dell’esperto di armi Hamish de Bretton-Gordon. Non certo un titolo leggero o di sollievo, commenta l’Independent trattando l’argomento. Anche perché il quadro descritto da Bretton-Gordon appare chiaro: ha citato la tensione su Taiwan; i progressi dell’Iran e della Corea del Nord nello sviluppo di armi nucleari; le minacce, più o meno reali, di Vladimir Putin di usare armi nucleari contro Ucraina e Nato.

L'attacco
La partenza di un missile con testate nucleari (foto Ansa)

Tanto più che la guerra in Ucraina rischia anche un incidente – “o peggio” – a Zaporizhzhia, la centrale nucleare attualmente occupata dalla Russia. “Se non conteniamo queste minacce“, ha scritto De Bretton-Gordon, “tutto il resto che ci irrita in questo momento si rivelerà orribilmente irrilevante“.

Tra le priorità lo studio di piani di evacuazione di massa e le scorte di cibo

L'attacco
L’esplosione di una bomba H e la creazione del fungo atomico (Facebook)

Ammesso e non ancora concesso che si vada in questa direzione, in Gran Bretagna ci si interroga però su cosa si dovrebbe fare, come ci si dovrebbe preparare dinanzi ad una simile evenienza. Ad esempio Paul Ingram, del Center for the Study of Existential Risk dell’Università di Cambridge, teme che al momento “non ci siano molti preparativi in corso” perché “qualsiasi escalation aumenta il rischio” anche se questa “non è imminente, ma sta ribollendo dietro le quinte”, è “bassa la probabilità, ma l’impatto è così alto che penso che il governo debba prepararsi“.

Quindi? Secondo Ingram, se da un lato bisogna evitare il rischio dell’escalation, un buon primo passo sarebbe “soppesare le probabilità di esplosioni qui (che avrebbero un impatto catastrofico immediato) e all’estero (che ci colpirebbe indirettamente, potenzialmente attraverso un inverno nucleare che danneggerebbe i raccolti in tutto il mondo). difficile ottenere una chiara gestione delle probabilità“, afferma. “È più facile avere una sorta di controllo sulle conseguenze. Ma è necessario un giudizio su quelle probabilità”. E le probabilità, osserva l’Independent, “per quanto difficili da calcolare a distanza con precisione, darebbero un’indicazione del livello di investimento che dovrebbe essere necessario per la preparazione”. Ingram, ad esempio, usa l’approvvigionamento alimentare come esempio: Dovremmo conservare un sacco di cibo ora? Questo è problematico, perché ciò comporterà ogni tipo di spreco di cibo. Ma allo stesso modo, deve essere qualche domanda sulla varietà delle diverse catastrofi che richiederanno una sorta di conservazione delle scorte alimentari nella nostra risposta. Il governo deve pensarci e valutarlo in modo ragionevole“.

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