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Politica

Elezioni, il M5S inciampa sulle quote rosa

Published by
Daniele Magliocchetti

La parità di genere, obbligatoria per legge, scombina le gerarchie determinate dalle parlamentarie. E crescono i malumori per le candidature in più Regioni

Niente, si ricomincia daccapo. Non bastava l’indigesto listino di Giuseppe Conte a creare maretta all’interno del Movimento 5 stelle. Adesso, scrive il quotidiano la Verità, arriva anche un’altra grana a scompigliare tutto: questa volta si tratta delle quote rosa. In ogni collegio infatti, secondo regolamento, dovrà essere rispettata l’alternanza dei generi all’interno delle liste. Insomma, se alle parlamentarie un uomo ha preso più voti dovrà comunque cedere il posto a una candidata donna per la legge dell’alternanza prevista dallo Stato, e viceversa. Questa cosa ha naturalmente mandato in bestia chi ha dovuto subire la mannaia della parità di genere, che rende tutto politicamente corretto, ma davvero poco meritocratico. Uno di questi è Nicolino Di Michele candidato del Movimento 5 stelle in Molise. “Ho partecipato alle parlamentarie ottenendo enorme fiducia dagli attivisti e dagli iscritti“, spiega. “Per le ragioni che conosciamo legate alla parità di genere sono stato spostato in seconda posizione, cosa che non ho assolutamente gradito, ma come soldato ho accettato“.

Il leader del Movimento Cinque Stelle Giuseppe Conte (foto Ansa)

L’attivista però improvvisamente cambia idea: “Oggi mi rendo conto che non ho più lo spirito per affrontare la prossima campagna elettorale e con profondo rammarico e dispiacere comunico che non sarò candidato in nessuna lista del M5s per scelta personale“. Di Michele non è l’unico perché anche la mannaia ha funzionato anche al contrario. È il caso della senatrice Orietta Vanin, scivolata al secondo posto per favorire la candidatura di un uomo. Alle parlamentarie ha preso 892 voti ma al suo posto salirà Flavio Baldan, arrivato settimo con soli 228 voti. La senatrice è amareggiata ed è difficile sperare che Baldan, una volta eletto, possa cedere il posto alla signora che in fondo se lo meritava. Insomma l’algoritmo grillini non ha fatto i conti con le quote rosa.

Il leader del Movimento Cinque Stelle Giuseppe Conte (foto Ansa)

La perfezione del digitale che millantano non risolve le ingiustizie e tanto meno risparmia dagli infiltrati. Infatti, nonostante il rischio fosse noto, alla consultazione online hanno votato, in qualche modo, anche diversi ex: ovvero quei parlamentari che, tra scissioni ed espulsioni, non fanno più parte della famiglia pentastellata. Questo pregiudica il voto, certo, ma ai vertici del 5 stelle non sembra importare, visto che nonostante le regole sono riusciti nell’intento di blindare chi doveva essere blindato Infatti i malumori restano anche per le pluricandidature ricevute da alcuni, tese ad assicurarne l’elezione.

Conte ha deciso che si schiererà in 5 diversi collegi di quattro Regioni diverse: Lombardia, Puglia, Campania e Sicilia. Chiara Appendino correrà capolista per Montecitorio nei quattro plurinominali del Piemonte. L’ex ministro Stefano Patuanelli, al centro del mirino dei maldipancisti, all’incerta corsa nel suo Friuli-Venezia Giulia abbina le candidature più sicure nel Lazio e in Campania. Ettore Licheri, oltre alla Sardegna è stato piazzato anche in Piemonte e in Toscana. Alessandra Todde sarà capolista, alla Camera, in Lombardia e Sardegna. E intanto si pensa anche al futuro. Non è escluso un riavvicinamento post voto al Partito democratico, oggi meritevole (secondo i grillini) di aver preso a bordo i Verdi e Sinistra italiana, che hanno presentato un programma molto simile a quello del Movimento e con cui già si sono scambiati toni di apprezzamento a vicenda.

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Daniele Magliocchetti