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Politica

Elezioni, i social e l’effetto boomerang di giovani in politica e post del passato

Published by
Daniele Magliocchetti

Dopo La Regina e Scarpa, anche Sarracino, Castelli e Majolo sono caduti sotto i colpi di hashtag e foto compromettenti

Chi è senza colpa social scagli la prima pietra. E però ne fischiano già parecchie, l’altro ieri contro due giovani capilista del Pd: quello che ci ha rimesso il posto in Basilicata aveva fatto pure lo spiritoso sottomettendo la credibilità dello stato di Israele a una specialità di pastasciutta, “il mollicato” di una leggendaria trattoria di Avigliano, “Mauariedd”. Mentre la collega Rachele Scarpa oltre alle critiche a Israele ha sciorinato elogi alla patrimoniale Ieri altre tre sassate. Una contro un ulteriore capolista under 30 del Pd, Marco Sarracino, in Campania, pizzicato a inneggiare nel 2019 alla Rivoluzione d’ottobre e all’Unione sovietica; una seconda, sul versante opposto, ai danni di un esponente marchigiano di Fratelli d’Italia, Guido Castelli, che si affacciava nerovestito su Facebook facendo il saluto romano, in data imprecisata, ma sul portone della Cripta Mussolini. Infine sempre via social si è scoperta che una candidata napoletana dei cinque stelle, Claudia Majolo, qualche anno fa non solo pubblicava hashtag tipo #Berlusconiamoremio, ma si scagliava proprio contro i grillini facendo loro pesare che “o’ Nan'”, cioè il Cavaliere, insomma secondo lei “chiavava” assai più di loro e “con le femmine più belle”.

La giovane del Pd Rachele Scarpa (foto Ansa),

In altre parole le piattaforme digitali sono a tutte le età e a tutti i livelli del potere l’ideale palcoscenico dell’odierna crisi italiana, ma anche il luogo meno difeso rispetto alle possibili, anzi certissime incursioni del nemico (pure lui, comunque, in via di disfacimento).

I giovani del Pd hanno fatto una figuraccia, ma non sono i soli

Enrico Letta è ritornato ad attaccare in modo duro Giorgia Meloni © Ansa

Più che lo sfoggio di magliette con Putin da parte di Salvini, o di baci e spergiuri a carico di Calenda, chi ha dedicato qualche attenzione a questo mondo di insidie tecnologiche è rimasto sommerso da una tale quantità e da una così ricca varietà di casi da convincersi che al giorno d’oggi, come per una sorta di paradossale maledizione, i politici si fanno male soprattutto da soli. Connessi in modo parossistico alla rete, finiscono in realtà per sconnettersi dalla realtà scoprendosi, anzi offrendo di buon grado il fianco a qualsiasi malintenzionato che sappia sfruttare, prima durante e dopo la campagna elettorale, promesse a vanvera, sparate contraddittorie, selfie con gentaccia, sfacciati assenteismi, microfoni accesi e vocali imperdonabili; e ancora account fasulli, lodi auto- sbrodolate, paparazzate abituali od occasionali, citazioni assurde, errori di grammatica, e giù fino ai colpi di sonno, ai titoli di studio fasulli, ai posteggi in seconda fila e alle risatine durante i funerali.

Avvilente è anche lo sforzo perenne nell’andare a caccia di sbagli, colpe e peccatucci altrui, controprova di un immiserimento che purtroppo s’ è fatto collettivo, generale, corale. Ma che forse, proprio per questo, trascende oramai la volontà dei singoli per mettere in causa la comune nozione del tempo. Quando non c’è più passato, né quindi futuro, ognuno fa un po’ quello che gli capita. E l’eterno presente dei social non perdona, ma condanna e basta, senza che serva mai a nulla.

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Daniele Magliocchetti