Vecchioni: “Amo la tradizione, i cantautori di oggi non commuovono”

Parla con il Messaggero il cantante italiano che il 26 agosto farà un concerto a Santa Severa sul litorale romano

Un poeta del nostro tempo che ancora fa sognare. Non è più giovanissimo, Roberto Vecchioni, ma ancora riesce ad emozionare anche i più giovani e questa è una dote che pochi possono vantare. “Il ritiro? Manco per sogno. Non me lo metta in testa. Non ho nessuna intenzione di fermarmi. Questa è la mia vita. Senza scrivere e senza cantare starei malissimo“, dice Roberto Vecchioni. A 79 anni il Professore non ha nessuna intenzione di appendere il microfono al chiodo come ha fatto l’amico Francesco Guccini (che di anni ne aveva 77 quando nel 2017 annunciò il ritiro) o come ha detto di voler fare Paolo Conte (quello in programma a ottobre al Teatro Carlo Felice di Genova potrebbe essere l’ultimo concerto dell’85enne Avvocato, prima dell’addio alle scene).

Il cantautore
Chiusura del ciclo di lezioni del Professor Roberto Vecchioni per IULM for the City con una lezione concerto nell’auditorium (foto Ansa)

Mentre prepara un nuovo libro di narrativa per Einaudi dopo Lezioni di volo e di atterraggio del 2020, il cantautore milanese continua a portare in tour il suo ultimo album L’infinito, uscito nel 2018: la tournée fa tappa venerdì 26 agosto al Castello di Santa Severa a Santa Marinella. Sia sincero: non ha davvero mai pensato alla pensione?, la domanda de Il Messaggero “Mai. Anzi, i mesi di stop a causa della pandemia mi hanno fatto venire ancora più fame di esperienze. Sul palco ogni sera canto come se fosse l’ultima volta della mia vita. E la partecipazione del pubblico è straordinaria“.

“Il futuro? Non mi spaventa ma non mi piace, Salvini e Meloni ammorbidiranno i toni una volta al Governo”

Il cantautore
Uno dei personaggi e cantanti più amati del nostro tempo, Roberto Vecchioni (foto Ansa)

Cosa vede in lei, chi viene ad ascoltarla? “Un animale raro, in via di estinzione. Sono uno degli ultimi esemplari di una specie, quella dei cantautori, che sta pian piano scomparendo“. Per una generazione che inevitabilmente si eclissa, ce n’è un’altra che conquista le scene. “Non è così. Il nostro cantautorato, quello cosiddetto impegnato, era fatto di cultura letteraria, di interesse al testo, di ricerca. Ora sta nascendo un’altra cultura musicale, è vero, ma non ha niente a che vedere con la tradizione quarantennale del cantautorato“.

Le sue, di canzoni, fanno ancora commuovere? “Eccome. Me ne accorgo quando canto Luci a San Siro o Sogna ragazzo sogna: sono brani capaci di creare una magia particolare, sotto il palco. Così come anche Chiamami ancora amore. Portarla in gara a Sanremo nel 2011 fu una scommessa“. Cosa la spinse a presentarsi in gara al Festival ? “L’insistenza di Gianni Morandi (conduttore di quell’edizione, ndr). Mi chiamava in continuazione. Alla fine cedetti. Mi lasciai guidare dall’ispirazione e nacque Chiamami ancora amore. Capii che era la canzone perfetta“. A cosa si ispirò? “A quello che stava succedendo in Italia in quel periodo. Il governo Berlusconi stava cadendo. E con lui l’intera cultura berlusconiana, ormai agli ultimi sussulti“. Il futuro come lo vede? “Non mi piace, ma non mi spaventa: Salvini e Meloni ammorbidiranno i toni, una volta al governo“.

Gestione cookie