Il segretario del Partito Democratica attacca con la solita tattica del gettare fango, ma sta collezionando solo figuracce
Un collezionista di figuracce. Sin da quando è cominciata la camoagna ellettorale. Una dietro l’altra, sottolinea Libero. Ogni campagna elettorale ha la sua “narrazione”, e stavolta è tutta favorevole a Giorgia Meloni e contraria a Enrico Letta. Nella neolingua della politica, ciò che manca al segretario del Pd è lo “spin” giusto, ossia la capacità di invertire l’onda e imporre come temi di tendenza, nel dibattito di tutti i giorni, quelli favorevoli a lui e al suo partito, e deleteri per gli avversari. Letta ci ha provato e ci proverà col tormentone del fascismo risorgente, e non si può dire che la grande stampa non lo stia aiutando. Ma è un’altra arma scarica. Come ha spiegato intervistato da Libero lo storico Giovanni Orsina, “se ne è enormemente abusato in passato e gli italiani non ci credono più“, serve solo a parlare all’elettorato “interno” alla sinistra. In altre parole, non sposta un voto (e i sondaggi confermano).
Meglio di ogni altra cosa, certifica la mancanza di idee del leader del Pd il fatto che si sia trasformato nel primo “follower” della Meloni. Lei presenta un programma di politica estera fondato sull’atlantismo, lui (quello contrario agli stereotipi di genere) la accusa di “incipriarsi“. Lei fa un video in tre lingue da diffondere all’estero, lui fa un video in tre lingue da diffondere all’estero. Con la differenza che lei lo fa per spiegare le proprie posizioni, lui lo fa per demonizzare lei e il centrodestra e avvertire che, se vincono loro, in Italia ci sarà una crisi finanziaria epocale. Uscendone, peraltro, come un profeta di sventura e uno spargitore di terrore, anziché come un leader rassicurante, che è la prima regola per vincere .
“Ci vuole onestà intellettuale. Gli anni citati sono stati i peggiori degli ultimi 30 in tutto il mondo. Nel 2008 è scoppiato il caso Lehman Brothers“. Tutti di questo tenore. Dev’essere triste anche per il popolo piddino, vedere il capo giocare solo di rimessa. Ieri, dopo lo scivolone sulla #bancarotta, è riuscito a portare altra acqua al mulino della Meloni, attaccandola dopo che lei aveva denunciato, mostrandolo in un video, lo stupro commesso a Piacenza da un 27enne ghanese. Per la sua avversaria, un calcio di rigore a porta vuota: “Mi vergogno di leader politici che usano uno stupro per attaccare me e non spendono una parola di solidarietà per la vittima, evidentemente per paura di dover affrontare il tema dell’emergenza sicurezza, aggravato dall’immigrazione illegale“.
Ma più che una strategia, ormai è un riflesso pavloviano. Che non risparmia nemmeno il video in cui la Meloni illustra il programma di Fdi per lo sport, il cui scopo è “combattere le droghe, le devianze, crescere generazioni di nuovi italiani sani e determinati“. Qualcuno suggerisce a Letta che non è politicamente corretto parlare di “devianze”, o forse lo pensa da solo. Fatto sta che dal Pd parte un attacco in massa e il segretario proclama orgoglioso: “Viva le devianze!“. Ossia, come gli fa notare la Meloni, le violazioni delle norme sociali e giuridiche, nelle quali rientrano l’uso di droghe, la violenza, gli stupri: lunga vita anche a questi comportamenti? Eppure Letta insiste, e fa sapere che non ci sarà un confronto televisivo con gli altri leader, perché l’unica con cui vuole duellare è la Meloni. A lui piace così, a lei non pare vero.