l ministro grillino alla Stampa: “No ad accordi con i democratici, almeno per ora il Movimento è l’unico a battersi per ambiente”
No ad accordi con il Pd, almeno “per il momento“. Stefano Patuanelli ha sempre spinto il M5s verso un’alleanza giallorossa, ma ora il ministro critica Enrico Letta per le “scelte incomprensibili” sulle alleanze e presenta i cinquestelle come “la nuova sinistra progressista“, l’unica a battersi per reddito di cittadinanza, ambiente, Superbonus e Cashback. Anche a costo di eccezioni sulla purezza originaria, come quelle pluricandidature che consentiranno proprio a Patuanelli, intervistato da La Stampa, di blindarsi al Senato. Prima i vaffa, poi i governi con Lega e Pd, quindi il sostegno a Draghi. Ora ballate da soli. Cos’ è oggi il M5s, la nuova sinistra progressista? “Le misure che hanno caratterizzato questa legislatura sono tutte del M5s. Nel 2018 i cittadini ci hanno dato una grande responsabilità. Il governo con la Lega è nato dopo il rifiuto del Pd renziano, successivamente c’è stato il Papeete e la possibilità di un governo progressista. Con Draghi abbiamo risposto all’appello del presidente Mattarella dopo che Renzi ha aperto la crisi in piena pandemia. Lo abbiamo sostenuto fino a quando è stato possibile. Non si tratta di “sentirsi” la nuova sinistra progressista, ma di esserlo di fatto“.
Avete perso molti consensi. “La maggior parte li abbiamo persi nel governo con la Lega. Poi non aver avuto né un capo politico né un campo politico definito fino a poco tempo fa ha influito. Ora la musica è completamente diversa“. Appoggiavate Draghi, ma non sostenete la sua agenda. Qual è la vostra? “Vedo il Movimento riconoscersi molto di più in una “agenda Parisi“, con le rinnovabili al centro. Lo abbiamo dimostrato in questi anni, dando al Paese provvedimenti come Superbonus, Transizione 4.0, comunità energetiche e Agrisolare“.
“Al momento le scelte di Letta sembrano incomprensibili”
Qual è lo stato di salute di quello che avrebbe dovuto essere il campo largo? “Al momento le scelte del Pd di Letta risultano incomprensibili. Bisogna sempre capire di quale corrente Pd si parla: Letta ha scelto di abbracciare l‘agenda Draghi, qualsiasi cosa significhi, salvo poi allearsi con partiti che avversano il governo Draghi. Sono in coalizione ma presentano 4 programmi opposti. Dicono di essere per la transizione ecologica ma obbligano il governo a votare un inceneritore da 600 mila tonnellate. Parlano di lavoratori ma non hanno una posizione definita sul salario minimo”. Conte rispolvera l’ipotesi di un’alleanza con il Pd: certi amori non finiscono? Anche dopo gli eventi in Sicilia? “Al momento non vedo margini per dialogare con chi ha rotto in 5 minuti un’alleanza costruita faticosamente“.
La preoccupa l’ascesa della destra? “Mi preoccupano le ricette economiche come la flat tax: assurdo che i ricchi paghino meno tasse e i poveri di più. O il blocco navale, che è un’azione militare. Proposte inquietanti. Non sono preoccupato per la democrazia ma per il Paese“. Con la crisi energetica la transizione ecologica finirà in soffitta? E come si risponde all’emergenza bollette? “Al contrario, bisogna accelerare. Confindustria certifica che se oggi avessimo già raggiunto l’obiettivo che ci siamo posti nel 2030 di mix rinnovabili non subiremmo i rincari. È l’unica direzione. Ci hanno sbattuto la porta in faccia anche sul price cap nazionale al prezzo del gas e su aiuti più sostanziosi a famiglie e imprese. Sul price cap europeo, i risultati sono sotto gli occhi di tutti“. Il Pnrr diventerà un flop con i costi dei cantieri schizzati alle stelle? Bisogna ridurre il numero di progetti? “Il Pnrr, scritto dal Conte 2 e concluso nel governo Draghi, non si tocca. Bisognerà però valutare a livello europeo una dilatazione dei tempi di attuazione e dei target intermedi“.