Sergio Pirozzi: “Amatrice si è rialzata solo grazie alle donazioni degli italiani”

L’ex sindaco della cittadina laziale: “Se non ci fossero stati gli aiuti degli italiani oggi non avremmo ristoranti, impianti sportivi e altro”

Sergio Pirozzi ha vissuto in prima linea tutti i momenti più complicati legati al sisma di Amatrice: sei anni fa, quando ci fu il terremoto che distrusse gran parte del paese e dei borghi limitrofi, era il sindaco della cittadina laziale. Oggi guarda con rammarico ciò che è accaduto: le promesse non mantenute della politica, gli errori e i possibili scenari futuri.

“Il dolore è sempre vivo e non passerà mai. Sono giorni particolari, in cui rivivere il lutto. Ho ancora oggi tanti flashdichiara in esclusiva a Notizie.com e immagini di quella maledetta notte e la cosa che più mi abbatte è il pensiero che tanti amici che non ci sono più. Oggi l’aspetto emotivo è predominante, ma non bisogna dimenticare quello pratico”.

In cosa consiste?
“Nel lavoro della politica. Io vorrei che non ci fossero più altre Amatrice, altre l’Aquila. Altri borghi che vengono spazzati via, Mi sto battendo da anni per l’istituzione di un fondo strutturale sulla prevenzione, affinchè diventi una misura europea legata alla transizione ecologica. Il problema è italiano, ma soprattutto europeo: ci sono 80 milioni di cittadini in tutta Europa che vivono in zone ad altissimo rischio sismico. Parliamo di 17 nazioni.

Cosa si può fare concretamente?
“L’Italia si è dimostrata un Paese debole, come il resto dell’Europe del resto. Il mio sogno è che non si ripetano più situazioni di questo tipo. Come? Investendo sulla prevenzione, dando ai cittadini la possibilità di avere delle risorse per mettere in sicurezza le proprie case. Questo è necessario per il futuro”.

E per il presente?
“Partiamo da un presupposto: la ricostruzione delle abitazioni private è un percorso lungo, che ultimamente è stato sburocratizzato. Ma c’è una cosa che è paradossale, o forse sarebbe più giusto dire clamorosa: tutto ciò che c’è di pubblico ad Amatrice è frutto delle donazioni degli italiani. Oggi nell’omelia, il Vescovo ha ribadito una cosa che dico da sempre: Amatrice è la città degli italiani”.

La partecipazione popolare è stata immensa.
“Se non ci fossero state le donazioni degli italiani, noi non avremmo avuto i ristoranti che erano crollati nel centro storico, non avremmo avuto un centro anziani, una Pro Loco, gli impianti sportivi, i parchi e tanto altro ancora. Questo ci deve far riflettere”.

Sergio Pirozzi con il Presidente Mattarella – Ansa –

Sento tanta amarezza in queste parole.
“Quando ero sindaco, realizzammo una scuola  in due anni, grazie alla collaborazione del compianto Sergio Marchionne. Io fui suo ospite a Toronto e mi consegnò virtualmente sei milioni di dollari canadesi. Oggi viene strombazzata come una grande vittoria la news che i lavori per l’ospedale ripartiranno. E che forse, nel 2024 verranno conclusi. Dopo otto anni dal terremoto. Parliamo di un’opera pubblica”.

Vi siete sentiti abbandonati dalla politica?
“Questa fase della ricostruzione è gestita dalla Regione Lazio. Oggi non è il giorno giusto per fare polemica, ma sono abituato a valutare l’zione politica in base ai tempi di risposte che si danno alle esigenze dei cittadini. Avevamo anche l’Istituto alberghiero che era un’eccellenza della nostra terra, di proprietà della Regione. Lo scorso anno è stato messo il primo blocchetto, badate bene, non la prima pietra, da parte del Presidente, ma da allora i lavori si sono fermati”.

Sono ripresi?
Mi auguro che a settembre possano riprendere. Parliamo di un’opera del valore di 9/10 milioni di euro a cui la mia comunità ha girato un milione, frutto di una donazione di una catena di ristoratori giapponesi. Se tutto va bene, sarà pronta nel 2025: nove anni dopo il sisma. Il Paese si deve interrogare su tutto questo. La politica deve avere anche il coraggio di fare delle scelte e di prendere delle decisioni, quando di mezzo c’è la vita di interi paesi”.

 

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