L’indagine eseguita dalla Coldiretti, che critica questa nuova tendenza lanciata in Usa e in Germania, ma i dubbi sono tanti
Da un eccesso ad un altro. Senza esclusioni e senza remore. Dopo la carne arriva anche il pesce sintetico creato in laboratorio con cellule staminali in provetta, ma ben 7 italiani su 10 (68%) non si fidano. E’ quanto rileva Coldiretti in occasione dell’incontro al Meeting di Rimini su “La crisi alimentare globale: la persona al centro“. L’ultima deriva a tavola arriva – informa l’organizzazione agricola – dalla Germania con i primi bastoncini di sostanza ittica coltivati in vitro senza aver mai neppure visto il mare, “mentre negli Usa – sottolinea Coldiretti – con un’abile strategia di marketing si stanno buttando sul sushi in provetta“.
La società tedesca Bluu Seafood impegnata nel progetto – rende noto l’organizzazione agricola – promette di ricreare in laboratorio la carne di salmone atlantico, trota iridea e carpa partendo da cellule coltivate e arricchite di proteine vegetali. Per ora in Germania si punta alla realizzazione di prodotti come bastoncini e polpette facendo biopsie ai pesci e creando masse di cellule autoriproduttive da confezionare poi per il consumo umano.
I guadagni sarebbero pazzeschi, il business incredibile
Un business non indifferente – Un business non indifferente – commenta l’organizzazione- se si considera che a livello globale ogni persona consuma oltre 20 chili di pesce vero all’anno, mentre gli italiani ne mangiano circa 28 chili pro capite, sopra la media europea che è di 25 kg.
Gli italiani non sembrano pensarci più di tanto. Le persone interrogate sui motivi principali per i quali bocciare il cibo fatto in laboratorio – rende noto un’analisi Coldiretti/Ixe‘ – mettono in cima il fatto di non fidarsi delle cose non naturali (68%), mentre al secondo posto ci sono i consistenti dubbi sul fatto che sia sicuro per la salute (60%). Rilevante, fa presente l’organizzazione, anche la considerazione che il cibo artificiale non avrà lo stesso sapore di quello vero (42%) ma c’è anche chi teme per il suo impatto sulla natura (18%)..