L’allarme lanciato dalle fila del centrodestra che evoca un problema a dir poco drammatico, che rischia di inquinare la democrazia del nostro Paese, invitando alla massima attenzione ai seggi elettorali.
Un pericolo a dir poco inquietante, al punto che all’estero si starebbero già organizzando vere e proprie bande criminali per rubare le schede elettorali e inviarle in Italia con voti fasulli. Finendo per condizionare pesantemente il risultato delle elezioni. I quattro senatori eletti dagli italiani all’estero potrebbero infatti risultare decisivi all’interno del prossimo Parlamento, come anche per gli otto che verranno inviati dal resto del mondo tra gli scranni delle Aule di Montecitorio.
La paura, infatti, a volte gioca brutti scherzi, e chi teme la sconfitta potrebbe essere tentato di escogitare di tutto. Nelle circoscrizioni situate oltre il confine italiano, infatti, pare ci sia un vero e proprio sistema consolidato di truffe, con le schede che vengono trafugate dalle cassette o dagli uffici postali, come scrive Francesco Storace su Libero. Non è infatti di certo la prima volta che si presentano denunce per fatti analoghi, o che si verifichi addirittura la sostituzione di parlamentari in carica.
Per le bande locali di vari Paesi esteri, infatti, le elezioni italiane sono dei veri e propri affari, al punto che una fonte a Bruxelles sentita da Libero si spinge oltre e spiega: “Peccato che la Costituzione preveda il voto ogni cinque anni in Italia…”. L’unica fortuna invece, in questo senso, è che il numero degli eletti all’estero si sono ridotti, con la riforma del numero complessivo dei parlamentari. Da dodici deputati e sei senatori si è passati rispettivamente a otto e quattro.
Non è però sufficiente per togliere le elezioni estere dalle grinfie di malandrini, criminali e approfittatori. Le lettere vengono prese tanto dalle cassette elettorali quanto dagli stessi bidoni della spazzatura, in un gioco estremamente semplice. Il voto infatti avviene per via postale, con gli italiani all’estero chiamati a spedire il proprio voto al consolato entro le 16 del 22 settembre. Basta ritrovarsi in mano una scheda bianca, magari trovata nel cassonetto della spazzatura giusto dietro l’edificio in cui si organizza il voto, e il gioco è fatto.
Ma non c’è solo la volontà di inquinare, che a quel punto viene messa in atto dai “committenti”. Alla base, ci sono affaristi dietro i quali si profila un vero e proprio mercato del voto. “Basta pagare”, dice la fonte al quotidiano diretto da Alessandro Sallusti. I Paesi in cui avverrebbero in misura maggiore questi brogli, spiega Libero, sono Germania e Belgio, ma anche in Sud America i rischi sono concreti. Gli operatori del crimine prelevano i plichi imbustati dagli elettori, che sono ben riconoscibili a causa delle loro grandi dimensioni, dalla cassetta delle lettere. Nel caso in cui ad essere corrotto sia il postino, il sistema diventa ancora più agile. Ma ai danni del nostro Paese.