Siccità: dai fiumi in secca spuntano dei tesori storici incredibili

Nell’estate più torrida degli ultimi trenta anni, dai letti dei fiumi in secca emergono preziosi reperti archeologici

Carri armati, antiche palafitte, animali preistorici e testimonianze archeologiche che si credevano perdute, oltre addirittura a bottini di attività malavitose varie, questi sono gli incredibili tesori che la prolungata siccità ha riportato alla luce dai fiumi poveri d’acqua.

Il carro armato nazista riemerso dal Po grazie alla siccità –

Le immagini satellitari dell’ESA lo hanno mostrato e i dati dell’Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici dell’Autorità di bacino distrettuale italiani lo hanno confermato, i fiumi italiani stanno attraversando la peggiore crisi idrica degli ultimi settant’anni.

Una crisi idrica senza precedenti

Soffre il Nord, in particolare il Veneto, ma anche la Regione Lombardia e il Lazio hanno dichiarato lo stato d’emergenza, ci sono problemi enormi anche in Toscana e Marche, ma è l’Italia fluviale intera ad essere in sofferenza da molti mesi oramai. Così prosciugati dall’assenza delle piogge stagionali che non sono mai arrivate, i letti di molti fiumi italiani stanno rivelando solchi scavati nella terra e larghe distese di sabbia là dove un tempo scorreva l’acqua, ma soprattutto hanno scoperto oggetti strani, reperti antichi e molti altri tesori una volta sommersi. In quel che resta del letto del fiume più lungo d’Italia, il Po, tra improvvisi banchi di spiagge e cumuli di terra oramai secca, è riemerso addirittura un carro armato tedesco della seconda guerra mondiale e un’imbarcazione affondata proprio dall’esercito tedesco.

Un relitto riemerso dal Po in secca –

Tesori incredibili riemersi dalla storia

Sempre nel Po, in provincia di Reggio Emilia, a Guastalla, il fiume ha restituito buona parte di quello che resta del burchio “Ferrante Gonzaga”, la grande imbarcazione  usata come studio dall’artista Giovanni Migliori per diversi anni. Addirittura sull’argine dell’idrovia Padova-Venezia sono riemerse, alcuni giorni fà, quattro misteriose cassaforti che, vista la zona del ritrovamento, sembrerebbero da attribuire alla Mala del Brenta che imperversava molti anni fà nel capoluogo veneto e dintorni. Tra i reperti archeologici restituiti alla luce dai fiumi italiani in secca non può mancare il tesoro “rivelato” dal Tevere, dove, vicino al ponte Vittorio Emanuele II, sono tornati visibili i resti del ponte Trionfale, o Neroniano, fatto edificare dall’imperatore Nerone nel I secolo e probabilmente caduto in disuso già all’epoca della costruzione delle mura aureliane, appena un secolo dopo. Oppure come la recente la scoperta che ha interessato il corso dell’Adige, il secondo fiume italiano, nei pressi di Verona. Dal letto del fiume sono emerse, in seguito al ritrarsi delle acque, le mura del Castello Morando, costruito all’epoca della dominazione scaligera, cioè tra il 1262 e il 1387.

 

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