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Come in un film: ecco come sono riusciti a farli entrare in carcere

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Paolo Colantoni

In Abruzzo si è vissuta una scena paradossale. Che sembrava scritta da un abile sceneggiatore di fiction. Protestano i sindacati

Avete presente i film o le serie tv in cui all’interno delle carceri vengono fatti entrare, attraverso veri e propri marchingegni, telefoni, videocamere, dispositivi elettronici e qualsiasi mezzo per comunicare con i detenuti? Bene, ciò che è successo in Abruzzo è ancora più clamoroso. Non solo i detenuti sono stati raggiunti da apparecchiature cellulari con troppa facilità. A colpire è il sistema che dall’esterno era stato studiato nei minimi particolari.

A denunciare ciò che è accaduto è il Sappe, il sindacato di Polizia Penitenziaria, che per bocca del segretario provinciale Giuseppe Pallini, ha svelato il modo in cui sono stati fatti entrare dei telefoni cellulari all’interno delle mura carcerarie. “Ieri davanti l’istituto di pena “Castrogno ” in una zona agricola è stato rinvenuto un pallone da calcio in cuoio con all’interno 4 micro cellulari completi di auricolari, video camera e carica batterie e 2 telefoni cellulari smartphone grandi. Nei giorni scorsi il personale di Polizia Penitenziaria aveva fermato in quella zona un ex detenuto extracomunitario con fare sospetto ma al controllo nulla era stato rinvenuto sulla persona. Poiché c’era il fondato sospetto che la presenza dell’ex detenuto non era un caso anche a seguito di informazioni assunte da parte di altri soggetti, si era predisposto mirati controlli di tutto il perimetro dell’istituto al fine di rinvenire pacchi o oggetti sospetti”.

Il Sappe rinnova l’invitoal Dap di schermare con un costo relativo dì qualche migliaia di euro anziché spendere soldi per acquistare strumenti che non hanno consentito di rinvenire nulla, gli istituti di pena evitando così a monte il problema”, conclude Pallini. “Non sappiamo più in quale lingua del mondo dire che le carceri devono essere tutte schermate all’uso di telefoni cellulari e qualsiasi altro apparato tecnologico che possa produrre comunicazioni nonchè altrettanto necessario è prevedere uno specifico reato penale per coloro che vengono trovati in possesso di cellulari in carcere”, è il commento di Donato Capece, segretario generale del Sappe, che chiede l’intervento delle istituzioni.

“Servono i droni”

I penitenziari – aggiunge – sono sicuri assumendo i provvedimenti necessari per potenziare i livelli di sicurezza e nuovi Agenti di Polizia Penitenziaria. Anche i droni, se da un lato hanno grandi possibilità di sviluppo, comportano, però, anche innumerevoli questioni in termini di privacy e di sicurezza, in quanto per la loro natura si prestano ad essere impiegati in diverse attività illecite. Con riferimento alla sicurezza negli Istituti penitenziari, è dal 2015 che abbiamo denunciato l’introduzione illecita di sostanze stupefacenti, e di oggetti comunque non consentiti, all’interno degli Istituti penitenziari, mediante appunto l’utilizzo dei droni. Pensiamo cosa potrebbe accadere se un drone riuscisse a trasportare esplosivo o armi dentro a un carcere, come per altro già successo a Frosinone con un omicidio tra detenuti sventato in tempo.  Io credo che la Polizia Penitenziaria debba disporre di un Nucleo di poliziotti penitenziari specializzati ed esperti nell’utilizzo e nella gestione dei droni sia in ottica preventiva che dissuasiva dei fenomeni di violazione degli spazi penitenziari o di introduzione di materiale illecito di qualsiasi natura. ” 

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Paolo Colantoni