Elezioni, dall’allarme fascismo alla bancarotta sicura: un mese di balle

In questa campagna elettorale il Pd ha accusato gli avversari di essere nostalgici, di appoggiare Putin, di discriminare i migranti, di odiare i poveri e altro ancora

“Arriva il fascismo”, “è la destra peggiore di sempre”, “c’è un’emergenza democratica”, “con la destra rischiamo il default”, “con le destre finiamo come Polonia e Ungheria”… È dall’inizio della campagna elettorale, circa un mese fa, che a sinistra vanno avanti con questo ritornello. Oddio, oddio, se vincono gli altri (i brutti e cattivi) è la fine di tutto. Obiettivo: creare il mostro contro cui gli elettori dovrebbero correre alle urne per sostenere Enrico Letta e i suoi minuscoli alleati. In realtà tutti i sondaggi confermano che questa strategia non funziona. Il Pd, infatti, non sta recuperando e, anzi, la distanza dal centrodestra aumenta. Ma i nostri eroi progressisti non si arrendono e provano a gridare “al lupo, al lupo” ancora più forte.  Ma lasciamo la parola a loro

Il segretario
Enrico Letta segretario del Pd alla festa provinciale del Partito Democratico a Modena, (foto Ansa)

Era la fine di luglio quando, candidamente, il sindaco dem di Bologna, Matteo Lepore, ci avvertì che le camicie nere erano in marcia: “Basta veti e contro-veti per costruire questa alleanza di centrosinistra. Credo che Letta debba essere il nostro candidato. Chi oggi mette in discussione Letta non sa di cosa parla e sarebbe ora di dire basta. Abbiamo il fascismo alle porte, sarà il caso che ci si impegni in queste elezioni“. Certo, quello del ritorno del fascismo è uno dei cavalli di battaglia della sinistra da settant’ anni, ma Lepore ha provato a essere un po’ più terrorizzante del solito. Altro punto fermo della campagna della sinistra è lo spauracchio Orban.

Il candidato
il leader di Azione Carlo Carlo Calenda Leader di Azione (foto Ansa)

E qui, a titolo di esempio, diamo la parola direttamente al comandante Enrico Letta: “In questo momento gli italiani hanno due alternative: la nostra, che garantisce di restare nel cuore dell’Europa insieme a Francia, Germania e Spagna, e quella di Meloni e Salvini, che vogliono l’Italia insieme a Polonia e Ungheria, Paesi oggi guidati da governi che sono stati sanzionati dall’Unione europea per molte questioni legate alle libertà fondamentali». Restiamo a Letta e al nodo dei conti pubblici, che con l’avvento del centrodestra, naturalmente, salterebbero immediatamente. “I dati non mentono“, ha attaccato il segretario dem, “l’ultima volta che la destra ha governato, eravamo a un passo dal default. All’Economia Tremonti. Premier Berlusconi. Ministro per le Politiche giovanili Meloni. Risultato? Disoccupazione giovanile dal 21,4% al 31,6%“.

La strategia del terrore e della delegittimazione si aggrappa anche ai soldi del Pnrr. Che, secondo i progressisti, con il centrodestra al governo potrebbero sparire. Tra i tanti che hanno rilanciato questa bufala (tra l’altro smentita dal Mario Draghi in persona) citiamo Piero De Luca, vice capogruppo Pd alla Camera: “Con un governo di destra il Pnrr rischia di saltare. Fratelli d’Italia non ha mai votato a favore, né in Italia né in Europa. Un pericolo enorme soprattutto per il Mezzogiorno. Il Pnrr va accelerato, non eliminato…“. Guai, poi, a far notare ai compagni le loro contraddizioni. Un candidato del Pd scriveva post contro Israele? Un altro esaltava l’Unione sovietica? Meglio non dire nulla, altrimenti bisogna sentire i sermoni del deputato dem Matteo Orfini: “Gente che in Parlamento applaude quando viene bocciato il ddl Zan, che semina odio sui migranti, che nega la cittadinanza a migliaia di bambini, che considera colpevoli i poveri, poi si scandalizza per i vecchi post di giovani militanti. Ma fatela finita“. Ah, pare che sia il centrodestra che deve farla finita

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