Esposito (società DeRev) su Quotidiano Nazionale analizza le strategie dei partiti: “Meloni la migliore, Calenda troppo sarcastico”
Quanto sono importanti i social nelle prossime elezioni? Tanto, ma non abbastanza. A parlare è Roberto Esposito della DeRev importante società di strategia e comunicazione digitale che a Quotidiano Nazionale spiega i motivi delle scelte di alcuni leader politici per le prossime elezioni del 25 settembre. Anche il Cavaliere è sbarcato su TikTok. Gli altri ci sono già. È utile o controproducente? “Né utile, né controproducente (a patto di saperlo fare), ma sì, conviene: TikTok è la piattaforma social maggiormente in crescita e è frequentata da giovani elettori che non accendono la tv e non usano Facebook. Ma conviene anche per posizionarsi e gettare le basi per un dialogo con chi voterà nei prossimi anni. Cominciare un percorso non è mai una cattiva idea“.
“Pancetta o guanciale?” ha suscitato mille ironie ma è diventata virale. Aiuterà Letta? “No, credo che questa campagna sia stata un azzardo e anche mal congegnato. È troppo dirompente e stona in maniera vistosa con il suo stile, talmente istituzionale da risultare spesso asettico e poco coinvolgente. Vero: i ‘meme’ l’hanno resa virale, ma quanti di chi lo prende in giro ha intercettato il messaggio? È passato il contenitore, non il contenuto“.
“Chi vince tra Salvini e Meloni? Decisamente Giorgia. Calenda? Troppo sarcastico”
Salvini e Meloni. Chi vince? “Decisamente Giorgia Meloni. Da più di un anno ha cambiato marcia: è in crescita nei follower, ha fidelizzato la base, ha modificato lo stile e ingentilito i toni. Restando coerente sui temi, cerca di dare un’immagine di sé più istituzionale e composta. Salvini non ha cambiato nulla. Continua a fare comunicazione cercando di dire agli utenti quello che desiderano sentirsi dire pur di accaparrarsi like, i follower si sono assuefatti“. Diversi social media manager sostengono che Conte sta lavorando bene sull’immagine social. “D’accordo. Conte ha avuto modo di costruirsi un’immagine composta e rassicurante durante la pandemia e ora sta gestendo questa ottima reputazione generale. Anche il M5s sembra stare meglio senza la Cosa di Grillo, ma entrambi devono fare i conti con i terremoti interni: i loro elettori sono disorientati dopo la scissione di Di Maio. Tolti i fedelissimi e i militanti che hanno già scelto di schierarsi, centinaia di migliaia di utenti oggi continuano a seguire in parallelo i protagonisti delle correnti, ricevendo messaggi contrastanti e incoerenti rispetto al passato“.
“Il rischio è una mancanza di fiducia generale. Il fatto che, dall’inizio della campagna elettorale, sia Conte che Di Maio perdano follower su Facebook e Instagram, invece di acquisirli, ne è segnale evidente». Il Terzo Polo vede Calenda onnipresente, oltre che rissoso, specie su Twitter. Gli conviene? “Il problema di Calenda non è la tendenza alla rissa, né l’onnipresenza, che invece, paga. Il suo tallone d’Achille si chiama sarcasmo che spesso sfocia in un’aggressività da bullo. Non lo capiscono tutti e gli utenti si buttano nella zuffa a sentimento. Twitter ha un pubblico di nicchia, in più lui ha una notorietà molto romanocentrica. Inoltre, comunica pure in un modo non intuitivo e corre il rischio di fare ‘tanto rumore per nulla’“. Leader e partiti che uso hanno fatto dei social? “Bene, ma non benissimo. Bene perché è la prima campagna elettorale in cui i leader stanno provando seriamente a raggiungere gli elettori via social media. Non benissimo perché, al di là di chi se la cava meglio, non vedo ancora campioni”